Turismo, il settore in crisi nonostante timida ripresa «Crescita degli ultimi mesi rischia di essere illusoria»

Nel 2021, in Italia, si sono contati 146 milioni di turisti in meno rispetto al 2019 con perdite stimate di 100 miliardi di euro in due anni per tutto il settore. Questi gli ultimi dati che compongono un quadro disastroso sui flussi turistici. Le strutture ricettive e il patrimonio artistico del Belpaese – non facendo riferimento al 2020, anno in cui ci sono state le chiusure forzate dovute alle misure restrittive – hanno risentito fortemente della pandemia da Covid-19. Una situazione non confortante, se si pensa pure che a subire il colpo sono state soprattutto le località a vocazione straniera. In questi due anni, infatti, sono diminuiti drasticamente i viaggiatori e i turisti che hanno scelto come meta per le vacanze invernali l’Italia e, quindi, anche la Sicilia. E se il turismo continentale o nordeuropeo che trascorreva le vacanze in Italia ha subito una flessione, a non scegliere più i nostri luoghi dopo la pandemia sono gli americani. Una situazione che si riflette anche sui posti di lavoro. Gli operatori stagionali e annuali che lavoravano nel settore hanno risentito di questi cali con 24mila posti di lavoro in meno rispetto a due anni fa.

A fronte delle perdite importanti, c’è da aggiungere che, nel periodo in cui le restrizioni sono state allentate si è avuto un incremento di visitatori che, complici anche le nuove misure dettate dalla pandemia, scelgono itinerari nuovi rispetto al passato. «I turisti sono cambiati, adesso cercano di vivere esperienze e non si accontentano della semplice visita turistica del luogo – afferma il presidente dell’associazione regionale guide turistiche siciliane Matteo Miano – Si va alla ricerca di sensazioni, di specifici itinerari oppure vanno a cercare un determinato clima». E se gli ultimi flussi parlano di un target diverso rispetto a quello tradizionale, a risentire di questo cambio di rotte e itinerari sono le strutture alberghiere e le navi turistiche che, al momento, sembrano stare nel gradino più basso della lista del villeggiante. «Ci siamo accorti che molti scelgono le piccole isole – continua Miano – E una delle domande più frequenti è dove si trova il luogo più vicino per fare un tampone. Per questo – sottolinea il presidente delle guide – tutto il personale deve essere sempre aggiornato sulle norme e conoscere l’andamento della pandemia per fornire le giuste indicazioni al turista». I dati dell’Istituto regionale turistico non sono ottimi, ma secondo Miano il turismo che si è avuto negli ultimi mesi lascia ben sperare. «Gli ultimi dati da parte dell’Ocse, che parlano di una crescita del 118 per cento negli ultimi due mesi, ci lasciano guardare con ottimismo al futuro – conclude Miano – Consapevoli che dobbiamo rispettare e far rispettare le regole anti-Covid».

Meno ottimistico è il presidente regionale di Federalberghi che è anche amministratore delegato di Sac (la società che gestisce l’aeroporto di Catania) Nico Torrisi. «È impossibile fare previsioni – osserva – ma bisogna evitare di ripetere l’errore di questa estate, quando una leggera ripresa aveva indotto a formulare false aspettative e qualcuno si era illuso che eravamo fuori dalla crisi: al momento così non è». E la pandemia ha cambiato anche le abitudine e le preferenze dei turisti: molti, infatti, preferiscono le case vacanza o gli alloggi fuori città invece delle classiche strutture ricettive. «Il modo di viaggiare è cambiato – conferma Torrisi e, in questo momento di crisi sopravvive solo chi ha le spalle larghe o chi ha messo qualcosa da parte. Le uniche cose che gli operatori chiedono – aggiunge – alle istituzioni sono chiarezza e semplicità che aiuterebbero nei controlli e invoglierebbero i turisti a visitare i nostri luoghi». 


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