A fare scattare le indagini è stata una donna, stanca di ciò che subiva il figlio da parte degli spacciatori. La cocaina, che partiva da Catania, arrivava nel Siracusano attraverso un sistema di fiancheggiatori
Avola, droga venduta in strada come in un drive-in Minacce e violente aggressioni a chi non pagava
Dodici persone denunciate, sette dei quali in carcere. Le accuse sono di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e violenze aggravate. È questo il bilancio dell’operazione Coca-Drive in conclusa stamattina dalla polizia di Siracusa, in collaborazione con l’unità Scientifica e del reparto prevenzione Crimine di Catania. I provvedimenti sono scattati alla luce delle indagini portate avanti dagli investigatori da dicembre dello scorso anno.
La cocaina approvvigionata a Catania veniva poi smerciata verso Avola, dove era custodita in una autocarrozzeria e poi ceduta tra le vie del Comune del Siracusano, dove le auto dei clienti si fermavano per acquistare direttamente a bordo dell’auto, come se fosse un drive-in. Il passaggio della droga da Catania ad Avola avveniva attraverso un linguaggio criptato, poi decifrato dagli inquirenti. Due soggetti di Catania, un uomo di 48 anni già ai domiciliari e la moglie di 38 anni, sono due dei principali indiziati. L’uomo, nonostante si trovasse ai domiciliari, continuava a spacciare droga con l’aiuto della 38enne.
Per il pagamento dello stupefacente ceduto, gli indagati erano soliti concedere ai propri acquirenti dei crediti che, tuttavia, molto spesso i clienti non riuscivano a rimborsare. Così erano costretti a subire gravi minacce e, nei casi più gravi, atti di aggressione fisica commessi da alcuni degli indagati. Proprio a seguito delle reiterate minacce patite, una donna avolese, ormai stanca e preoccupata delle possibili ritorsioni ai danni del proprio nucleo familiare, si è rivolta ai poliziotti , denunciando i gravi fatti che avevano coinvolto il proprio figlio tossicodipendente che non aveva potuto onorare i debiti assunti.