Dagli uffici pareva essere arrivata una soluzione per il caso della famiglia che si è vista superare all'ultima curva nell'assegnazione di un bene confiscato da altri che non ne avevano titolo, poi di nuovo silenzio. Adesso la speranza è in un incontro col sindaco
I Di Piazza rischiano ancora di finire sulla strada «Mia figlia stava per essere morsa da un topo»
«Ci vedono come dei pezzenti. Siamo senza tetto, sì, ma siamo una famiglia civile. Abbiamo sempre rispettato le regole, cercato il dialogo con loro, senza sceneggiate, senza eccessi, ma continuano a trattarci male». Neanche un mese fa sembrava che le cose per la famiglia Di Piazza stessero per prendere il binario giusto, con la promessa degli uffici comunali di intervenire sulla loro situazione e la dimostrazione che la famiglia che ha ricevuto in assegnazione precedentemente il bene confiscato, che era stato destinato proprio ai Di Piazza, in realtà percepiva più di un reddito e pare fosse addirittura proprietaria di due attività. Adesso le cose si sono arenate un’altra volta ed Enzo Di Piazza, la moglie e le figlie, continuano la loro lotta educata per non finire sulla strada.
«Abbiamo avuto un incontro con la dirigente Pennisi, che di fronte alla documentazione con la sua firma diceva che se la casa di via Chinnici – proposta e accettata dai Di Piazza ndr – non fosse stata accettata dall’altra famiglia l’avrebbe data a noi anche l’indomani – Racconta Enzo Di Piazza a MeridioNews – Adesso quella famiglia non c’è più, ma non ci danno lo stesso l’immobile perché non sono stati loro a rifiutarlo». A Enzo, tuttavia erano stati proposti anche altri due soluzioni abitative, «una in via Ragusa Moleti e uno allo Zen – dice – perché abbiamo fatto troppo scruscio», ma anche su questo fronte pare non ci siano ancora novità e la convenzione con le suore che ospitano tuttora la famiglia è scaduta da tempo.
«L’altra sera, mentre tutti festeggiavano per la vittoria della nazionale, abbiamo rischiato che mia figlia venisse morsa da un ratto – prosegue l’uomo – Un topo da almeno un chilo e mezzo. Sarebbe stata la seconda volta che ci succede, tempo fa mia moglie è stata morsa a un tallone. Adesso ce ne dobbiamo andare, è scaduto il progetto e non possiamo più accedere a fondi. Rischiamo di finire a dormire in macchina».
Così, dopo l’ennesima delusione, Enzo Di Piazza è tornato a piazza Pretoria, dove la sua protesta ha avuto inizio mesi fa. Qui il colpo di fortuna: «Abbiamo visto il sindaco Orlando che è uscito per incontrare l’arcivescovo, così, sempre con molta educazione, l’ho chiamato. C’erano tutti: Lorefice, i vescovi, c’era anche il prefetto. Il sindaco ci ha detto di contattare il suo segretario per fissare un appuntamento e così abbiamo fatto. Dovremmo risentirci domani – oggi, ndr – per fissare finalmente questo incontro, in cui riponiamo tutte le nostre speranze».