Nell'inchiesta Sorella Sanità è finito il maxi-appalto da 227 milioni. Il settore, da un decennio, vive di proroghe. Molte delle quali firmate da una delle società accusate di corruzione. La replica: «L'Avvocatura ci ha consigliato di limitarci a sospendere l'iter»
Ospedali, la pulizia da anni nelle mani delle stesse imprese «Perché la Regione non annulla esiti della gara scandalo?»
Più che affidamenti in proroga, verrebbe da chiamarli lasciti ereditari da parte di lontani parenti dell’antica famiglia Burocrazia. È il caso, lampante ed emblematico, dei servizi di pulizia all’interno degli ospedali siciliani. Da Palermo a Catania, da Messina a Enna, l’intera isola si trova in una situazione di stallo che non solo si trascina da anni ma che, dopo l’inchiesta sullo scandalo corruzione nella sanità, si è tinta di contorni grotteschi. Il motivo è presto detto: nonostante nel mirino di procura e guardia di finanza sia finita la gara da oltre 220 milioni di euro che nel 2019 fu aggiudicata dalla Regione, e in particolar modo le manovre che avrebbe messo in atto l’imprenditore Salvatore Navarra, a continuare ad avere in mano il settore è in larga parte proprio quest’ultimo. Il 47enne è tra i principali imputati del processo Sorella Sanità ma, ogni mese, continua a fatturare il costo dei servizi resi in giro per la Sicilia tramite la Pfe, società per azioni con sede legale a Milano ma radici nel Nisseno. La stessa provincia di Antonello Montante, i cui rapporti con Navarra sono finiti in uno dei tanti rivoli investigativi che hanno al centro l’ex presidente degli industriali siciliani.
Prima di muoversi in questo pantano, bisogna mettere in chiaro una cosa: le prestazioni della Pfe – così come quelle delle altre imprese che operano nei nosocomi siciliani – non dipendono direttamente dal maxi-appalto che sarebbe stato pilotato con il fondamentale contributo del dirigente Fabio Damiani e del faccendiere Salvatore Manganaro. Ma ne sono comunque un effetto indiretto per il semplice fatto che, dopo la retata della scorsa primavera, i risultati di quella gara sono stati sospesi ma non annullati. La differenza è tutt’altro che sottile: avere congelato le aggiudicazioni in attesa di conoscere gli sviluppi processuali ha, da una parte, fatto fioccare i ricorsi amministrativi dei pretendenti che si considerano defraudati e, dall’altra, creato le condizioni affinché le singole Aziende sanitarie firmassero le proroghe dei contratti esistenti. Un regime che in Sicilia è, da tempo, tutt’altro che l’eccezione.
«Ciò che sta succedendo è inaccettabile – commenta il titolare di un’impresa a MeridioNews – Abbiamo una gara che gli inquirenti ritengono truccata ma che continua a bloccare l’intero settore. La Regione dovrebbe intervenire sollecitando le Asp a fare le gare ponte anziché rinnovare contratti scaduti da anni». In effetti, spulciando tra gli albi pretori, ci si accorge di come la maggior parte dei rapporti tra pubblico e privato affondino le radici nel tempo. Questo accade, per esempio, agli Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo, dove la Dusmann Service, dopo aver vinto nel 2010 un appalto quinquennale da 25 milioni, dal 2015 lavora in proroga. Dall’altra parte della Sicilia, a Catania, l’Arnas Garibaldi – nei cui due ospedali operano le imprese Russotti, Punto Pulizia e Artigiana Pulizie – sottoscrive contratti in proroga da un decennio, anche per via di alcuni tentativi andati a vuoto di indire gare autonome. Nel capoluogo etneo, la Pfe lavora al Cannizzaro da sola e al Policlinico insieme alla Rekeep. Nel primo caso, il dirigente generale Salvatore Giuffrida, a gennaio, ha sottoscritto una proroga triennale a favore dell’impresa di Navarra, aggiudicatrice di un appalto nel 2016. La Pfe lavora dal 2010 anche al Papardo di Messina, anno in cui vinse un appalto triennale prorogabile per un anno. Dalla fine del 2015, l’impresa ha proseguito a pulire i reparti in proroga; l’ultima delle quali firmata nei mesi scorsi. Contratto scaduto a fine 2019, invece, al Policlinico peloritano: qui, ad aggiudicarsi il servizio, erano stati, oltre alla Pfe, anche la cooperativa L’Operosa e la Soc.Puliservice. Al Policlinico di Palermo, invece, a lavorare in proroga da un anno è la CoopService.
All’origine di questi rinnovi decisi senza riapertura alla concorrenza c’è un altro fallimento della Regione: due anni prima della gara scandalo scovata dalle fiamme gialle, un altro maxi-appalto fu revocato dalla Centrale unica di committenza in seguito a uno stop imposto dal Cga. Era il 2017 quando i giudici amministrativi accolsero il ricorso presentato da una serie di imprese che accusavano la Cuc di avere allestito un bando che favoriva la partecipazione dei colossi del settore, a discapito delle piccole imprese. In seguito a quel pronunciamento, Damiani decise di azzerare tutto, riproponendo la gara che, tre anni dopo, lo avrebbe fatto finire in carcere. «La scelta di non annullare i risultati della procedura finita nella nota inchiesta giudiziaria – dichiara a MeridioNews l’attuale responsabile della Cuc siciliana Antonio Lo Presti – segue un parere dell’Avvocatura, a cui noi abbiamo chiesto quale fosse la strada migliore da percorrere». Chi, invece, si è rivolto alla Centrale unica di committenza sono state le Asp. La scorsa estate, i direttori generali delle aziende che fanno parte del bacino occidentale dell’isola hanno sottoscritto una lettera per chiedere la delega per attivare le gare ponte. Tuttavia, in quell’occasione, gli stessi manager hanno chiesto chiarimenti in merito ad «altre eventuali soluzioni percorribili al fine di scongiurare, o quantomeno limitare, un eventuale contenzioso che potrebbe comportare un notevole esborso di denaro pubblico».
«I direttori generali hanno tutti i poteri per indire delle gare ponte – chiarisce Lo Presti – Guardando alla necessità di riaprire il mercato alla concorrenza è di certo la soluzione più idonea, ma è anche vero che ciò non è detto risolva lo stallo attuale. Considerata la particolare litigiosità delle imprese del settore, è altamente probabile che ci si imbatterebbe in ricorsi ma anche in contenziosi da parte di chi è attualmente in proroga. Tutti fattori che potrebbero ulteriormente allungare l’iter di affidamento dei servizi». Ad ogni modo, c’è chi pare avere deciso di correre il rischio: l’Asp di Trapani, dove attualmente opera anche la Pfe, ha indetto una gara ponte triennale (prorogabile per un biennio), mentre a Siracusa la commissione di valutazione ha già aperto le buste della procedura indetta per affidare il servizio di pulizia nei locali dell’ASp. Lo stesso prossimamente potrebbe fare a Catania l’Arnas Garibaldi. Il tutto, chiaramente, nell’attesa che la Regione decida cosa fare della gara scandalo.