Palermo, a Foggia un passo indietro dei rosa Il ko fa scattare vecchi campanelli di allarme

Il passo del gambero. È, in senso figurato, un’immagine che rispecchia il comportamento del Palermo sconfitto 2-0 a Foggia nella gara valida per la quattordicesima giornata del girone C del campionato di serie C. Il passo del gambero è un modo di dire riferito a qualcuno che compie dei passi indietro ed è proprio questo allo stadio Zaccheria il ritratto dei rosanero, protagonisti di un ritorno al passato – alle prime sequenze, cioè, di un campionato caratterizzato da una partenza ad handicap – se vogliamo anche inaspettato considerando i progressi compiuti qualche settimana fa da un gruppo che sembrava avere trovato le coordinate necessarie per diventare finalmente una vera squadra e che, al di là di tutto, stride con le esigenze di una compagine come quella guidata da Boscaglia costretta sempre a rincorrere per restare agganciata al treno diretto verso i piani alti della classifica. L’impressione è che gli ultimi risultati altalenanti compreso il pareggio casalingo contro la Viterbese penultima abbiano tolto un po’ di sicurezza ai rosa, che si esprimono in maniera convincente se hanno la mente libera ma che faticano, invece, nel momento in cui – dando uno sguardo magari alla classifica – si lasciano condizionare dalle pressioni esercitate dalle aspettative e dal gap attualmente esistente con le dirette concorrenti.

Nei giorni scorsi Boscaglia ha detto: «Noi, rispetto ad altri, purtroppo non possiamo consentirci passi falsi perché abbiamo azzerato i bonus». Ecco il motivo per cui il ko contro i pugliesi, che in campo non si sono fatti influenzare dal grave episodio che ha coinvolto in settimana l’ex capitano Gentile, rievoca il suono del campanello d’allarme scattato all’inizio del campionato: avendo azzerato i bonus la squadra come farà a recuperare il tempo perduto e a scongiurare il rischio che la stagione resti impantanata nelle paludi dell’anonimato? Certo è che i segnali emersi nel match contro la formazione di Marchionni sono preoccupanti. E l’assenza di un giocatore come Almici, seppur pesante trattandosi di un terzo destro con un piede educato in grado di lasciare il segno anche sui calci piazzati che spesso spostano gli equilibri di una partita, c’entra solo in parte. E’ infatti l’assetto della squadra nel suo complesso che ha mostrato delle crepe, amplificate da errori in fase difensiva che al 18’ hanno coinvolto in maniera specifica la linea a quattro (con Accardi e Crivello terzini) in occasione del gol dell’1-0 di D’Andrea (diagonale di destro da posizione defilata) scattato sul filo del fuorigioco e in generale i meccanismi del collettivo in relazione alla voragine che al 35′ si è aperta tra centrocampo e difesa e sfruttata da Rocca autore dal limite dell’area del 2-0 con un rasoterra sul quale Pelagotti, tuffatosi in leggero ritardo, si è fatto trovare impreparato.

Quella del buco tra i reparti che si è formato a dieci minuti dal termine della prima frazione di gioco è una lacuna che chiama in causa Boscaglia. Premettendo che l’aspetto tattico è solo uno degli ingredienti del cocktail offerto da una partita (e nella sfida con i rossoneri, provenienti dalla D proprio come i siciliani, il Palermo ha avuto anche qualche occasione come dimostrano il palo colpito nel primo tempo dall’ex di turno Floriano seguìto da un ‘liscio’ di Saraniti o la doppia chance capitata a Valente nel segmento finale dell’incontro) e non può essere l’unica spia visibile sul cruscotto di una macchina che ha dei problemi, è lecito chiedersi se il 4-2-3-1 (modulo piuttosto rischioso se non viene interpretato e applicato in una determinata maniera) sia davvero lo schema più adatto per questa squadra.

Giusto dare un’identità al gruppo proseguendo il percorso già tracciato ma a volte non sarebbe più opportuno rivedere le proprie idee adattandole magari alle caratteristiche sia dei propri giocatori (il Palermo finora ha sofferto più di una volta con una mediana a due) sia, peraltro in trasferta, di quelle dell’avversario? Nel secondo tempo, ad onor del vero, il tecnico ha provato delle varianti sostituendo ad un certo punto l’iniziale 4-2-3-1 prima con un 4-3-1-2 e poi con un 4-4-2 a trazione anteriore (con Valente e Rauti esterni alti) nel momento in cui ha optato per il doppio centravanti con Saraniti (che salterà per squalifica la prossima gara) e Lucca ma, a prescindere dal fatto che le mosse non hanno sortito gli effetti sperati, la sensazione è che quello di Boscaglia, con il supporto di idee non molto chiare, sia stato un affannoso tentativo di aggiustare una bussola difficilmente riparabile in questa circostanza a causa di evidenti segni di malfunzionamento. Dal punto di vista tattico ma anche in termini di intensità e furore agonistico.


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