Terzo giorno di fiamme per il comune della cintura palermitana, ormai in ginocchio. La prima cittadina: «Non è ancora finita. Appare chiaro a tutti l'attentato che abbiamo subito». Lambita dagli incendi anche Piana degli Albanesi. Il sindaco: «Ci serva d'insegnamento: denunciamo»
Altofonte, un’altra nottata di fuoco e fiamme La sindaca: «Attentato alla nostra identità»
Si lavora senza pause per domare le fiamme che da sabato stanno mettendo in ginocchio il comune di Altofonte, alle porte di Palermo. Distrutti ettari ed ettari del bosco della Moarda il fronte del fuoco si è spostato prima nel territorio di Piana degli Albanesi e nella notta è tornato ad aggredire la montagna, con fiamme visibili anche da Palermo, a distanza di molti chilometri. Un vero e proprio calvario per i cittadini e per i tanti soccorritori impegnati nelle operazioni di spegnimento, tra vigili del fuoco, volontari, protezione civile, elicotteri e canadair.
Su tutte le furie il sindaco di Piana degli Albanesi, impegnato con gli altri volontari nello spegnimento del fronte di zona Agromesi. «Non possiamo accettare ancora nel 2020 ancora queste azioni delinquenziali – dice Rosario Petta – Mettono a repentaglio le attività turistiche, gli animali, i poveri animali che rischiano di rimanere stecchiti sul posto perché la mano criminale e azioni criminali riducono in questo modo i nostri bellissimi boschi e la nostra bellissima terra. Teniamo alta la guardia, denunciamo chiunque vediamo, perché c’è di mezzo la vita umana, la vita di un bosco secolare. Che ci serva da insegnamento questa giornata, questa bruttissima domenica».
Bruttissima domenica che la sindaca di Altofonte ha riassunto con parole toccanti, che trasudano stanchezza e in qualche modo anche scoramento. «Non è ancora finita – dice Angela De Luca – ma stiamo facendo il punto della situazione con comandante dei carabinieri e della polizia municipale. Appare chiaro a tutti l’attentato che abbiamo subito, non sono servite bombe, armi, ma hanno distrutto il nostro territorio. Domani (Oggi, lunedì 31 agosto ndr) dichiareremo lo stato di calamità, perché la montagna per noi era vita, ossigeno, acqua e per tanti lavoro. Un attentato che ci costerà carissimo dal punto di vista di risorse e di cuore».
«Paesaggi e luoghi che abbiamo percorso con lo sguardo, da bambini e coi nostri figli adesso nn ci sono più. L’odore acre del fumo è sui nostri vestiti, sulla nostra pelle, è fisso nelle pareti delle nostre case e li resterà per giorni. Stasera un pensiero lo voglio rivolgere ai volontari della protezione civile, vigili del fuoco, croce rossa, 118, impiegati comunali e sopratutto operai forestali che sono ancora impegnati ad Altofonte ed in tutta la Sicilia che ancora brucia sotto i nostri occhi. Faremo la conta dei danni, fortunatamente non abbiamo subito vittime umane ma danni a macchine, abitazioni , rete idrica, pubblica illuminazione, strade, e soprattutto la nostra identità, il nostro cuore, la nostra vita».