Gli indagati farebbero parte di una costola del potente mandamento di Pagliarelli, guidato fino al momento dell'arresto, nel 2018, da Settimo Mineo, ritenuto il capo della nuova commissione provinciale di Cosa nostra. La nuova struttura mirava a massimizzare i ricavi del mercato degli stupefacenti
Colpo alla famiglia mafiosa di Corso Calatafimi: 13 arresti Gestivano il sistema di rifornimento e traffico della droga
Altro colpo dei carabinieri del comando provinciale di Palermo al mandamento mafioso di Pagliarelli. Arrestate 13 persone accusate di appartenere alla famiglia mafiosa di corso Calatafimi, una costola della consorteria che aveva assunto negli ultimi anni uno straordinario potere, retta da Settimo Mineo, l’uomo finito in manette nel dicembre del 2018 – operazione Cupola 2.0 – perché indicato come il nuovo capo della rifondata commissione provinciale di Cosa nostra. Nel dettaglio, oltre a quella di associazione mafiosa, sono di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione e vendita di droga.
Alcuni degli elementi indiziari emersi nel corso delle indagini erano già confluiti nel provvedimento di fermo d’indiziato di delitto emesso dalla Dda di in occasione di Cupola 2.0. In quel contesto erano state già tratte in arresto dieci persone ritenute appartenenti al mandamento di Pagliarelli, tra cui Filippo Annatelli, ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi e Salvatore Sorrentino, referente del Villaggio Santa Rosalia.
La complessa indagine rivelava uno spaccato della realtà mafiosa palermitana e del suo diretto coinvolgimento in dinamiche legate al traffico e alla vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti di diverso genere, i cui proventi, decurtati del guadagno dei singoli spacciatori, individuati e autorizzati a smerciare droga dal sodalizio, confluivano nelle casse dell’organizzazione.
La droga, secondo quanto emerso dalle indagini, continuava a rappresentare una grossa fonte di approvvigionamento per le casse di Cosa nostra. Sarebbe stato Annatelli a dare il via libera a Salvatore Mirino, un suo affiliato, per la gestione del mercato della droga sul territorio controllato dal sodalizio, con l’estromissione dei soggetti sino a quel momento deputati a gestire il traffico illecito. Un accordo avvenuto nel febbraio del 2017 all’interno di un’agenzia di onoranze funebri e documentato dagli investigatori.
Annatelli sarebbe rimasto a capo della nuova struttura, con Mirino, insieme a Enrico Scalavino, gestori e intermediari del business e Giuseppe Massa detto Chen e Ferdinando Giardina, responsabili dell’approvvigionamento dei pusher e della riscossione del denaro incassato. «Abbiamo dimostrato – dice il comandante provinciale dei carabinieri Arturo Guarino – come il traffico di stupefacenti sia ancora l’attività principale di Cosa nostra per garantirsi il sostentamento delle proprie attività».