Via Castromarino, quello che resta a sei mesi dal crollo «Tutto è rimasto bloccato e noi ci sentiamo abbandonati»

«Era inverno e si è fatta estate. A parte questo, per noi non è cambiato nulla, tutto è rimasto bloccato». Oriana Pappalardo Calareso è una delle ex residenti di via Castromarino, dove lo scorso 20 gennaio è crollata parte di una palazzina. A pochi passi da via Plebiscito, nella zona del quartiere Antico Corso, si è creata una «improvvisa voragine» e, sin da subito, è stato ipotizzato un collegamento con i lavori della metropolitana per il completamento della tratta Stesicoro-Palestro. Lo stesso giorno del crollo, il cantiere è stato bloccato e sono iniziate le indagini con un fascicolo aperto dalla procura.

«In questi cinque mesi non si è mosso nulla e noi ci sentiamo abbandonati», racconta Oriana a MeridioNews. Insegnante precaria e madre di un bambino, in quell’abitazione la donna viveva da anni. «La casa è della famiglia di mio marito dal 1953, noi abbiamo speso tutti i nostri risparmi per ristrutturarla e adesso la possiamo solo guardare da fuori». Al momento la donna, insieme alla famiglia, è ancora ospite da un’amica. «Non possiamo restare qui a lungo e l’unica altra alternativa che ci rimane è montare una tenda in piazza Duomo». Nella sua stessa situazione ci sono una cinquantina di famiglie, alcune delle quali sono state costrette a cambiare casa anche ogni settimana.  

«Sin dall’inizio abbiamo precisato di non avere immobili a disposizione – chiarisce a MeridioNews l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo – Ne abbiamo individuato uno confiscato alla mafia e lo abbiamo destinato a una signora che era incinta e aveva già due bambini piccoli». Non tutti gli alloggi trovati dal Comune però sarebbero stati accettati dai cittadini. È il caso, per esempio, di un immobile in via Vincenzo Casagrandi che «è stato rifiutato perché le condizioni in cui si presentava – ammette l’assessore – non erano il massimo e sarebbero stati necessari dei lavori di ristrutturazione». 

Lo scorso 27 maggio, intanto, la procura di Catania ha autorizzato i lavori di messa in sicurezza (carotaggi, verifiche di eventuali cedimenti e un ponteggio di sostegno). Poi potranno riprendere anche il cantiere della metropolitana che è stato dissequestrato a marzo. «Non ci hanno risarcito i soldi delle ore che abbiamo passato in albergo pagando di tasca nostra – lamenta la donna – e molti non hanno ancora ricevuto nemmeno i 250 euro del buono casa del Comune». 

Dagli ex abitanti di via Castromarino sono arrivate 14 richieste per la misura che prevede un sostegno al canone di locazione e un contributo per il pagamento delle utenze. «Si tratta di fondi europei che richiedono un riscontro per essere erogate – precisa l’assessore – Di loro, solo due ci hanno fornito i documenti necessari (contratto di locazione, quietanza di pagamento mensile e ricevuta delle bollette), e stiamo provvedendo a erogare i soldi in settimana», assicura Lombardo. 

«Dopo 160 giorni nulla si è mosso né dal punto di vista amministrativo né da quello giudiziario», denunciano dal M5s. Per la deputata regionale pentastellata Gianina Ciancio «le risposte date finora dall’autorità comunale sono insufficienti e non risolvono il problema degli sfollati». Le persone rimaste, dall’oggi al domani, senza un tetto sopra la testa chiedono soprattutto di «sapere la verità sul crollo – sottolinea l’ex residente – e di avere certezze sul futuro. Nient’altro». 

Un passo avanti, intanto, potrebbero essere i sopralluoghi. «Nonostante le mie richieste alla commissione Urbanistica – spiega il consigliere comunale del M5s Graziano Bonaccorsi – il sopralluogo non è ancora stato nemmeno calendarizzato. La commissione su Viabilità e Mobilità dovrebbe invece intervenire a breve. La cosa grave – aggiunge – è l’inerzia che rischia di trasformare l’immobile in un cantiere perenne. Come è possibile – si chiede il consigliere – che dall’amministrazione non sia stato pensato un piano alternativo, in cui coinvolgere anche la Regione, per trovare una soluzione a questa emergenza


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