La società targata Hera Hora gestisce l'impianto dalla scorsa estate grazie al nulla osta ricevuto dopo l'assegnazione del titolo sportivo, ma senza una vera convenzione. Entro agosto bisogna dimostrare la disponibilità di un impianto omologato per la serie C
Palermo, querelle stadio diventa un caso politico Il nodo è da sciogliere anche in ottica iscrizione
Potrebbe anche rivelarsi una tempesta in un bicchiere d’acqua ma il nodo c’è e va sciolto anche in tempi brevi. Il Palermo, che ha iniziato a gettare le basi per la prossima stagione, deve fare i conti con la querelle relativa alla concessione dello stadio Renzo Barbera, impianto di proprietà del Comune che, dalla scorsa estate, è gestito dal club targato Hera Hora in virtù del nulla osta ricevuto il giorno dopo l’assegnazione del titolo sportivo tramite bando dell’amministrazione comunale.
La nuova società si è insediata grazie a un verbale di consegna ma in questa stagione ha usufruito della struttura senza una vera e propria convenzione che ne regolamentasse l’utilizzo. Gap che nei giorni scorsi è stato al centro di un caso politico al punto che il Collegio dei revisori dei conti del Comune ha ipotizzato dei profili di criticità suscettibili anche di lesione di diritti erariali basandosi sugli interventi di alcuni consiglieri comunali secondo i quali il Palermo avrebbe occupato lo stadio senza averne titolo e senza che, dal relativo utilizzo, sia stato riscosso dal Comune alcun corrispettivo.
Una bozza di convenzione, che dovrà passare al vaglio del Consiglio, in realtà c’è già e presenta una serie di articoli che disciplinano vari punti tra cui quello relativo alla pubblicità, alla manutenzione e al canone di locazione. Tematica, quest’ultima, a proposito della quale non c’è una convergenza tra il club e il Comune. L’importo annuo di oltre 340mila euro è considerato eccessivo dal sodalizio rosanero che, pur non avendo la pretesa di una concessione gratuita, si aspetta comunque oneri proporzionati in maniera congrua alla categoria di competenza e ai fatturati.
La società, spettatrice al momento in una vicenda che ha pure (soprattutto) dei risvolti politici, in ogni caso ha le idee chiare: vuole chiedere il diritto di superficie (serve l’ok anche da parte della Regione dato che lo stadio incide su un’area del demanio regionale) per una gestione a lungo termine che consenta una programmazione di un certo tipo, come se lo stadio fosse di proprietà. E a proposito della bozza di convenzione sa perfettamente che nel giro di 40 giorni (ecco l’urgenza con cui nei giorni scorsi ha chiesto chiarimenti sull’esistenza sul tavolo della presidenza del Consiglio comunale di un testo di cui il club non conosce il contenuto) dovrà presentare nell’ambito dell’iscrizione al prossimo campionato un documento che attesti la disponibilità di un impianto omologato per la serie C. Il rischio è che la squadra nella prossima stagione sia costretta a giocare altrove le gare casalinghe.