In commissione Sanità proseguono le audizioni per la creazione del nuovo ente pubblico che si occuperà del servizio di emergenza a livello sanitario. Gli interrogativi principali sono legati alle modalità di assorbimento degli addetti Seus 118
Futuro 118 in Sicilia e il nodo legato alla nuova Areus In mezzo ai dubbi dei dipendenti il modello Lombardia
«Riorganizzare, razionalizzare e modernizzare». Tre ingredienti per una ricetta inedita: quella dell’Azienda regionale emergenza urgenza Sicilia. L’ente pubblico immaginato dal governo di Nello Musumeci dovrà garantire e coordinare a livello unico tutta una serie di attività: dal servizio di emergenza extraospedaliero su gomma fino a quello in elisoccorso ma anche il coordinamento delle centrali operative del 118, attualmente in mano alle aziende sanitarie.
L’approvazione della proposta di legge, del 16 maggio 2019, è stata preceduta dalla sottoscrizione di un protocollo d’intesa sull’asse Palermo-Milano. Allo stesso tavolo il presidente Musumeci e il governatore della Lombardia Attilio Fontana con i rispettivi assessori alla Sanità Ruggero Razza e Giulio Gallera. Era il 22 ottobre 2018 e la Sicilia cominciava ufficialmente la collaborazione con il modello Lombardia targato Areu, sede a Milano e anno di fonazione 2008. Per la gestione del servizio d’emergenza in Sicilia – è bene precisarlo – non è prevista nessuna cabina di comando a distanza, magari all’ombra della madunnina.
La realtà di questi giorni racconta comunque di un fronte che si riscalda sempre di più con l’approdo della proposta di legge in commissione Sanità, all’Assemblea regionale siciliana. L’iter delle audizioni prima della presentazione degli emendamenti potrebbe essere più lungo del previsto. Anche perché il nodo cruciale di questa partita è quello legato al futuro della Seus 118, la società consortile che per la Regione si occupa dell’emergenza-urgenza sanitaria, con palazzo d’Orleans azionista pubblico di maggioranza in società con le aziende sanitarie. Sul punto non mancano dubbi e preoccupazioni legate principalmente al futuro dei lavoratori. Stando al disegno di legge voluto dall’assessore Razza Seus 118 non scomparirà. Ma diventerà ente strumentale di Areus, alla quale cederà sia le quote di cui è titolare la Regione, poco più del 50 per cento, che il contratto di servizio.
E i dipendenti? Secondo il disegno di legge «l’assunzione del personale in Areus avverrà con procedura concorsuale» mantenendo i livelli occupazionali e lasciando parte dei dipendenti in Seus. L’assessore alla Sanità ha cercato di tranquillizzare i circa 3200 addetti dicendo chiaramente, in un video pubblicato su Facebook, che «nessuno andrà a casa». Ma gli scettici non mancano. «Perché non viene fatto un passaggio completo da Seus ad Areus? La verità è che non ci sono certezze sul futuro», spiega a MeridioNews Christian Anastasi, sindacalista e autista soccorritore 118, che insieme a diversi colleghi mercoledì si è ritrovato davanti al parlamento siciliano. Nessuna manifestazione, almeno per il momento, ma solo la volontà di essere presenti nel giorno delle prime audizioni in commissione Sanità.
Tra i convocati il direttore di Seus, bresciano d’origine, Davide Croce: «I lavoratori che saranno trasferiti – ha spiegato – saranno quelli delle centrali operative di Palermo e Catania, del trasporto organi e sangue e del trasporto su elicottero». Altra perplessità riguarda i costi dell’operazione Areus. L’ente sarà gestito da un direttore generale nominato dalla giunta, affiancato da un direttore sanitario e da uno amministrativo, e poi un collegio sindacale e uno di direzione. Una nuova governance che per il deputato M5s Giorgio Pasqua aggraverebbe i costi di 700mila euro.