Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana, Sergio Tancredi e Valentina Palmeri hanno presentato Attiva Sicilia, il nuovo progetto nato dalla scissione all'interno del gruppo cinquestelle all'Ars. Non sono mancate le stilettate. La replica di chi resta
Il divorzio alla siciliana dentro al Movimento 5 stelle Foti: «Via perché hanno tradito fiducia e programma»
Una A monca di colore rosso che ricorda, nonostante il tentativo di depistaggio del «somiglia a una freccia», il segno grafico (ma capovolto) della V del Movimento. Quella V che a sua volta attingeva dall’immaginario coltivato da V per Vendetta. L’avventura di Attiva Sicilia, il gruppo costituito dagli scissionisti cinquestelle all’Ars, inizia da qui. Più che una provocazione una dichiarazione di intenti per immagini. Angela Foti, Elena Pagana, Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo e Sergio Tancredi partono da qui. I cinque questa mattina hanno presentato il progetto che segna uno spartiacque nella storia pentastellata nell’isola.
«Non rinneghiamo il Movimento 5 stelle, ci ha dato tanto, ma non è più quello di prima». Questa la sintesi che viene fuori dal pensiero dei cinque deputati. Anche se le allusioni lasciano presto posto agli strali. Ad avere più sassolini nelle scarpe, in tal senso, è sembrata senz’altro Angela Foti, da tempo in rotta di collisione con il resto del gruppo, specialmente dopo l’elezione a vicepresidente dell’Ars con i voti di Forza Italia e a dispetto delle aspettative di Francesco Cappello. La parlamentare acese ha ribadito come quella di lasciare il Movimento 5 stelle non sia stata una scelta facile, bensì neccessaria. «Il programma con cui abbiamo rafforzato la campagna elettorale, al netto dei comunicati, stampa è rimasto solo un’enunciazione», ha attaccato Foti. Secondo la quale il gruppo cinquestelle avrebbe subito una mutazione, perdendo le proprie caratteristiche originarie. «Abbiamo iniziato a scimmiottare malamente gli altri partiti», ha aggiunto, per poi fare riferimento alla presunta sudditanza nei confronti del Partito democratico.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata l’affossamento della riforma dei rifiuti, concepita dal governo Musumeci e portata in aula a novembre dello scorso anno. Nel mirino di Foti c’è stata la scelta – «non convidivisa» – di chiedere il voto segreto. «Ha favorito quel lato oscuro senza volto che ha voluto bloccare una riforma necessaria», è andata avanti la deputata, che ha tratti non ha retto l’emozione.
A manifestare la particolarità del momento sono stati anche i colleghi. A partire da Tancredi, il deputato espulso per le mancate restituzioni e al centro delle invettive, spesso sussurrate, dei colleghi. «Il mio nome è stato associato al governo per le mie posizioni mediane – ha detto -. E questo solo perché chiedevo più condivisione e ragionamento. Questa legislatura potrebbe diventare l’ennesima persa. Più volte ho affermato che qualunque idea, da dovunque fosse arrivata, l’avremmo dovuta esaminare e provare a migliorare. Mentre se avevamo qualche dubbio sul fatto che queste norme potessero danneggiare la collettività, bisognava contrastarle. Questo doveva fare il Movimento e questo – ha concluso il deputato trapanese – dovrà essere fatto da noi adesso».
A parlare del nodo restituzioni è stata invece Elena Pagana. La giovane deputata ennese è quella che, secondo i dati raccolti nel portale Tirendiconto, è rimasta più indietro (Tancredi, a parte) nelle donazioni. Un peccato che secondo qualcuno poteva essere all’origine della decisione di lasciare la baracca. «Continueremo a restituire parte dei nostri stipendi, finanziando i progetti che ci verranno segnalati dal territorio», è stata la risposta a distanza di Pagana. Mentre a MeridioNews il collega Matteo Mangiacavallo assicura che i pregressi di ognuno sono stati già saldati prima della conferenza di stamani, ma «il sito non è stato ancora aggiornato». Infine la domanda delle domande: a cosa punta Attiva Sicilia? «A tornare a essere ago della bilancia. Non basta votare soltanto le leggine, servono le riforme», rilanciano i fuoriusciti.
Dall’altra parte della barricata, che da oggi non sarà più soltanto intestina, resta il Movimento 5 stelle. Che, a margine della conferenza stampa, ha diramato una pesante nota. «Erano partiti per cambiare la politica, hanno finito per cambiare casacca – rispondono i 15 rimasti -. Il tempo ci dirà se dietro la loro scelta c’erano le sirene della maggioranza o altri obiettivi, nessun motivo, però, potrà mai collimare con la volontà dei siciliani che li avevano votati».