La vittima, originaria di un paese islamico, era accusata di non volere accettare i precetti religiosi. I parenti, oltre a picchiarla, avevano preso in considerazione la strada dell'esorcismo. Il tribunale ha emesso divieti di avvicinamento alla vittima
S. Agata di Militello, segregata da madre e fratello Si opponeva al matrimonio combinato dalla famiglia
Non voleva indossare il velo islamico, non si voleva conformare alle imposizioni della religione della sua famiglia e meno che mai avrebbe sposato l’uomo che avevano scelto per lei. Per questo suo atteggiamento era già finita in ospedale in due occasioni. L’ultima lo scorso novembre, quando i familiari che l’hanno accompagnata, alla richiesta dei poliziotti di sapere cosa fosse accaduto, avevano detto che si era fatta male da sola come la volta precedente. In realtà era stata aggredita e picchiata dai suoi familiari.
È successo e succedeva a Sant’Agata di Militello, nel Messinese, ogni volta che la ragazza si rifiutava di conformarsi ai dettami religiosi culturali. Ai suoi no seguivano le aggressioni del fratello e della madre. Le intercettazioni, telefoniche e ambientali, portate avanti dalla polizia di Stato, hanno confermato le ripetute aggressioni, sia verbali che fisiche. Le veniva impedito di uscire da sola e le erano state sottratte le chiavi di casa, per cui, in assenza dei familiari, restava in casa con la porta chiusa a chiave. Al suo rifiuto di sposare un estraneo, nell’ultimo episodio di novembre, il fratello oltre a tirarle i capelli, la avrebbe colpita con una scopa e la madre le avrebbe legato le mani con delle corde.
La ragazza, agli occhi dei parenti, era una disgrazia per l’intera famiglia, perché non rispettava le usanze. A far scattare i provvedimenti cautelari – divieto di avvicinamento alla vittima e allontanamento dalla casa familiare – emessi dal procuratore della Repubblica di Patti Angelo Cavallo e dal sostituto procuratore Federica Urban, oltre alle aggressioni, sono state le intenzioni dei familiari della vittima che avevano in programma di portarla nel paese di origine per utilizzare metodi che l’avrebbero guarita. «Emergeva dalle intercettazioni che la madre, convinta che la figlia fosse posseduta, con una scusa l’avrebbe portata nel paese d’origine dove un guaritore l’avrebbe sottoposta a degli esorcismi per liberarla dal male che la possedeva», si legge nel provvedimento della polizia.
In un’altra conversazione captata, un parente della madre, dopo aver suggerito di far bere di nascosto degli intrugli alla figlia, aggiungeva di portare la giovane da un esorcista dai metodi particolarmente violenti che avrebbe risolto il tutto.