Rifiuti, passo avanti per il termovalorizzatore dei Leonardi Primo via libera con prescrizioni, ma il governo «non sa»

L’emergenza coronavirus non ha fermato le attività della famiglia Leonardi. Anzi. Gli ultimi due mesi, per gli imprenditori proprietari della discarica più grande dell’isola tra Lentini e Catania (e in cantiere il progetto di raddoppiarne la capacità), sono stati forieri di cambiamenti. A marzo il management dell’azienda è cambiato. Accanto ai tre fratelli Antonello, Salvatore e Agata sono subentrate due figure nuove: l’avvocato Vito Branca e il manager Carmine Spina. «Il meglio che si possa trovare sul mercato», commentano alcuni addetti ai lavori. 

I NUOVI DIRIGENTI DELLA SICULA TRASPORTI
Il primo – avvocato tributarista, attuale presidente della partecipata della Regione Riscossione Sicilia e un curriculum lunghissimo compreso il titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica – è stato nominato presidente del cda della Sicula Trasporti. Il secondo è stato scelto come amministratore delegato in coabitazione con Antonello Leonardi, che guida la famiglia dopo la morte del patriarca Giuseppe. 

Spina è stato per 25 anni il direttore generale del gruppo Ntet di proprietà del cavaliere del lavoro Francesco Tornatore. Una società con sedi in Sicilia, in Nord Italia e in Cina che fabbrica componenti per reti telefoniche e di distribuzione di energia elettrica. «Non mi sono mai occupato di rifiuti, ho un’estrazione industriale», spiega a MeridioNews. Un’impostazione che non gli ha impedito di seguire anche la svolta agricola del cavaliere Tornatore, che da alcuni anni produce vino d’eccellenza sull’Etna. «Cosa mi ha spinto ad accettare la proposta dei Leonardi? I matrimoni a volte finiscono e per un manager la crescita è importante. È una scelta di vita». Dalle reti telefoniche al vino, fino ai rifiuti. «So bene che è un settore delicato, ma non sono preoccupato. I Leonardi sono una famiglia di lavoratori, la mia funzione sarà quello di ammodernare i processi amministrativi e fiscali. Antonello (Leonardi, ndr) seguirà la parte tecnica-industriale». 

IL PRIMO TERMOVALORIZZATORE (CHE IL GOVERNO REGIONALE NON CONOSCE)
Spina e Branca sono arrivati alla Sicula Trasporti giusto in tempo per registrare il primo formale passo avanti nella realizzazione del nuovo mega progetto: il primo termovalorizzatore siciliano che dovrebbe sorgere a Catania. Un affare da cento milioni di euro che però, come emerso dalla recente relazione della commissione regionale Antimafia sul ciclo dei rifiuti, né l’assessore al Territorio Toto Cordaro né il suo dirigente generale Giuseppe Battaglia sembrano conoscere. «Presidente, io non vorrei deluderla ma neanche so chi siano i Leonardi», ha risposto Cordaro a Claudio Fava che gli chiedeva conto proprio del progetto del termovalorizzatore. «Eppure – sottolinea la relazione dell’Antimafia – di motivi per conoscere i Leonardi ve ne sono più d’uno. Non solo perché la loro discarica soddisfa una porzione assolutamente significativa di Comuni siciliani, ma anche perché a settembre 2019 il Prefetto di Catania, dottor Claudio Sammartino, ha disposto un accesso ispettivo antimafia presso le sedi della Sicula Trasporti».

Nonostante il governo regionale dica di non sapere niente, l’iter è andato avanti. E pochi giorni fa si è svolta la prima conferenza dei servizi. Tutti attorno a un tavolo, solo virtualmente visti i divieti del periodo, c’erano l’impresa, la commissione Via-Vas (chiamata a dare le autorizzazioni ambientali) e il Comune di Catania. Il gruppo di tecnici guidati dal professore Aurelio Angelini ha dato un parere intermedio «favorevole di compatibilità ambientale», subordinandolo però a cinque prescrizioni.

Per i Leonardi una buona notizia. Prende forma l’impianto di gassificazione che sorgerà in contrada Codavolpe, una ventina di chilometri a sud della città di Catania, accanto agli altri impianti della società: quello di trattamento meccanico e di biostabilizzazione. Il gassificatore potrà ricevere fino a 480 tonnellate di rifiuti al giorno, 151mila all’anno. In una prima fase i rifiuti non vengono bruciati, ma sottoposti ad altissime temperature (1700-1800 gradi) senza ossigeno. Vengono prodotte scorie «assimilabili a sabbia e quindi riutilizzabili» e un syngas che subirà la vera e propria combustione. I fumi che ne derivano vengono sottoposti a un processo che produrrà energia elettrica.

IL PARERE INTERMEDIO FAVOREVOLE E LE PRESCRIZIONI
Secondo il parere intermedio della commissione regionale Via-Vas, stando ai documenti finora presentati, il gassificatore non ha impatti ambientali rilevanti sul territorio e, in assenza di un nuovo piano regionale dei rifiuti, è «coerente con quanto indicato sia dalla pianificazione in materia a livello regionale e provinciale». Risponderebbe, inoltre, a quanto previsto dall’ordinanza del 7 giugno 2016 dell’allora presidente Crocetta. E cioè «la realizzazione di termovalorizzatori con le migliori pratiche disponibili entro un fabbisogno stimato in circa 700mila tonnellate all’anno da localizzare esclusivamente in aree» dove sorgono «discariche pubbliche in esercizio o dismesse» o «in aree industriali». Fabbisogno indicato dal ministero dell’Ambiente. 

Non solo, guardando alle emissioni di gas serra, la commissione scrive che «il termovalorizzatore risulterebbe particolarmente vantaggioso» per due ragioni: ridurrebbe le emissioni grazie «al mancato smaltimento in discarica», e producendo energia elettrica da fonti rinnovabili «garantirebbe un notevole risparmio in termini di Co2 prodotta da centrali termoelettriche convenzionali».

Tuttavia, dalla commissione si sottolinea che «il risultato finale di valutazione del progetto è tutto da scrivere» e dipenderà dalle risposte che i tecnici riceveranno dalla Sicula. Ci sono infatti cinque prescrizioni che vanno da un aggiornamento di «tutti i parametri di trattamento e produzione (quantità e provenienza dei rifiuti trattati, quantità di gas, di vapore e di energia prodotta)» a «un adeguato piano di monitoraggio ambientale», passando per «un adeguato piano esecutivo di gestione delle terre» che verranno sbancate fino a «un adeguato studio degli impatti cumulativi esistenti in relazione alla realizzazione del progetto alle attività industriali esistenti in zona». Infine, prima dell’avvio dell’attività dovrà essere presentato il piano di mitigazione ambientale, e cioè dovranno essere piantati alberi intorno all’area del termovalorizzatore.


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