L'attivista uscirà nel pomeriggio, dopo 21 mesi di reclusione. «Di fronte a situazioni come questa di emergenza coronavirus forse si avverte ancora di più l'inutilità di strumenti come il Muos. E si riconosce utile, al contrario, la battaglia di Turi Vaccaro»
No Muos, il pacifista Turi Vaccaro torna libero Fuori dal Pagliarelli per fine pena anticipata
Turi Vaccaro è di nuovo libero. Lo storico attivista No Muos, recluso al Pagliarelli dal 5 agosto 2018 oggi esce per fine pena anticipata. Era stato arrestato durante una manifestazione contro il Muos a Niscemi, il sistema di difesa satellitare di proprietà della marina statunitense, con l’accusa di averlo danneggiato a colpi di martello e pietre. Ricevendo, in seguito, una condanna a undici mesi e 27 giorni di reclusione inflittagli dal tribunale di Gela. Torna in libertà, però, dopo 21 mesi di carcere. Durante la detenzione, infatti, gli sono state notificate ulteriori condanne, che hanno fatto aumentare i giorni da trascorrere dietro le sbarre. «Ha passato questo lungo periodo scrivendo e meditando, alimentandosi con cibi crudi, frutta e verdure», dice Pino Apprendi di Antigone Sicilia, che spesso è andato a trovarlo durante la sua detenzione.
«Finalmente libero – torna a dire Apprendi -, questa è una delle poche buone notizie degli ultimi giorni, anche un po’ inaspettata. Lui aveva sempre fatto resistenza, non voleva fare domanda per anticipare l’uscita, pur avendo la possibilità di farlo, tanto che sarebbe potuto uscire l’estate scorsa. Forse ora si è deciso probabilmente anche per via del pericolo rappresentato dalla possibilità che questo maledetto virus entri nelle carceri. Penso che da pacifista potrà adesso riprendere il suo ruolo affinché si mettano in atto quelle aspirazioni che lui ha sempre avuto». Il 67enne pacifista, originario di Marianopoli, dai tempi della lotta contro gli euromissili di Comiso negli anni ’80 è infatti impegnato in azioni in prima persona contro ogni guerra. L’ultima condanna, a ulteriori sei mesi di reclusione per fatti analoghi e inerenti sempre alla battaglia No Muos, era scattata dall’1 gennaio 2020. Vaccaro d’altra parte, come spiegato anche da Apprendi, si era sempre rifiutato di presentare domanda di misure alternative e anche di liberazione anticipata (che gli avrebbero consentito una congrua riduzione della pena) sostenendo di «non volere l’elemosina dallo Stato».
La sua è stata una detenzione caratterizzata in tutti questi mesi da scioperi della fame ma anche tanto sostegno dall’esterno, a cominciare dalla moglie Emmie, che a febbraio era riuscita a volare dall’Olanda a Palermo per visitarlo. Ma anche da parte del Movimento No Muos, che si è mobilitato per lui, organizzando manifestazioni e facendogli arrivare in carcere pacchi interi di cartoline che la gente gli scriveva da tutta Italia. Tanti infatti i presidi per Turi Vaccaro organizzati in diverse regioni, a sostegno di un uomo e della sua storia, quella di un pacifista non violento che, come raccontato a MeridioNews due mesi fa da un altro attivista, Elio Teresi, «ha rivolto le proprie azioni di disobbedienza verso uno strumento di guerra e morte e mai verso altre persone». «Lui non usciva quasi mai all’aria – torna a dire Apprendi -, restava sempre chiuso nella sua cella, questo ha reso tutto molto più pesante. Tutte le volte che sono andato da lui l’ho trovato in meditazione o intento a scrivere, altre volte anche in pieno sciopero della parola, cioè non parlava con nessuno».
«Una situazione di certo molto particolare, una vicenda paradossale – insiste Apprendi -. Un non violento che viene accusato di violenza, una cosa un po’ contraddittoria. Speriamo non ci sia mai più un altro Turi Vaccaro, non ci sarebbe dovuta essere neppure una parabola come la sua. E poi, è dimostrato che strumenti come il Muos, che dovevano servire da scudo alla fine non servono, ora l’umanità sta subendo un flagello che attacca senza usare le armi tradizionali. Un virus che non conosce muri, non conosce ostacoli – riflette -. Di fronte a situazioni come questa, ancora di più, forse se ne avverte l’inutilità, oserei dire, di strumenti come il Muos. E si riconosce utile, al contrario, la battaglia di Turi Vaccaro». I quasi due anni di reclusione, terminati solo oggi, «gridano giustizia per una condanna sproporzionata e ingiusta, 21 mesi di costrizioni per un uomo che ha fatto della libertà la propria condizione esistenziale. Ma oggi è un giorno di festa e per le feste, soprattutto in un periodo come questo, occorre festeggiare», si legge intanto nel sito ufficiale del coordinamento regionale e dei comitati No Muos.
«Questo non vuol dire che dimentichiamo la punizione – prosegue la nota -, ma sarebbe più corretto parlare di vendetta, da parte dello Stato contro un uomo e un’idea. Non dimentichiamo le condizioni a cui è stato costretto un uomo che oggi ha 67 anni, seppur forte di spirito e corpo, solo per aver difeso la nostra terra contro la devastazione militare con le sole armi del pacifismo e della disobbedienza civile. Turi esce oggi – si legge più avanti – dopo 21 mesi trascorsi ingiustamente in un penitenziario dello stesso Stato che è sempre stato pronto a condannare e punire chi si è opposto alla militarizzazione, addirittura di una nazione straniera, ma che si è rivelato clemente contro chi ha contribuito alla devastazione del suo stesso territorio».