In tanti si sono affacciati alle finestre per cantare e suonare. Ad Agrigento è stata interpretata una delle canzoni siciliane più classiche. «Le persone si univano con tamburelli, fischietti e fisarmoniche», racconta l'ideatore a MeridioNews. Guarda il video
Ciuri ciuri cantata dai balconi per il flash mob Musicista: «Tutti insieme eravamo un’orchestra»
In piena lotta contro il
nuovo coronavirus, con le disposizioni governative che impongono di rimanere a casa per evitare l’espandersi del contagio, tutta Italia prova a resistere e reagire anche con leggerezza. Così, ieri, terzo giorno di isolamento forzato, alcuni abitanti di molte città, specie al Sud e anche in diverse parti della Sicilia, hanno colto l’appello nato sui social e dato vita a un flash mob alle finestre.
Affacciati dai balconi o dalle terrazze, rispettando le normative che impongono
almeno un metro di distanza, in molti hanno intonato l’Inno di Mameli e altre canzoni del più classico repertorio italiano. Ma non solo. Ad Agrigento nella zona residenziale di via Graceffa vicino al campo sportivo, fisarmoniche, fischietti e tamburelli hanno dato vita a una particolare versione della tradizionale canzone siciliana Ciuri ciuri. L’interpretazione di Nino e Lello Casesa, Filippo Alfano e Giuseppe Sirena, ripresa in video, sfiora già il milione di visualizzazioni sui social. E il video è arrivato anche fino in Africa e Oltreoceano: condiviso da francesi, tedeschi, belgi, canadesi, egiziani.
«Oltre a portare le nostre musiche nel mondo – racconta a
MeridioNews Lello Casesa – forse abbiamo fatto sentire più vicini gli italiani lontani rattristati da quanto sta succedendo. Per realizzare il tutto – spiega – ci siamo sentiti poco prima delle 18 e ci siamo accordati su cosa suonare. Man mano notavamo che c’erano sempre più persone affacciate e che si univano al nostro canto». Un momento improvvisato in cui qualcuno ha colto anche l’occasione per tirare fuori il proprio strumento.
Il risultato è stata una vera e propria
orchestra. «Grandi e piccoli cantavano e suonavano: qualcuno il tamburello, altri il fischietto, altri ancora ci seguivano in coro – prosegue Casesa – Non siamo musicisti di professione ma, per passione, suoniamo nei gruppi folcloristici». Non solo Ciuri ciuri, i giovani hanno suonato anche altri quattro brani, tra cui la Canzone di San Calò.
«San Calogero – spiega – è il nostro compatrono ed è un santo venuto dall’Africa. La leggenda vuole che sia stato lui a guarire molte persone dalla peste e dalla lebbra, quindi, speriamo ci protegga pure da questo virus». La speranza adesso è che questo periodo di emergenza passi presto. «Molti, adesso, ci chiedono di andare a suonare vicino alle loro case per tenergli compagnia, ma non è possibile. Mi auguro – conclude Casesa – che tutti presto potremo tornare ad ascoltare e suonare senza limitazioni».