Italia viva contro Pogliese: nasce il gruppo renziano Il presidente Sostare: «Pronto a dare le dimissioni»

«L’unica opposizione seria all’amministrazione di Salvo Pogliese». Se Peppe Gelsomino dovesse definire la sua avventura politica al Consiglio comunale di Catania sono queste le parole che userebbe. «Mi pare che sia nei fatti – aggiunge – Su 12 punti all’ordine del giorno della prossima seduta, otto sono miei». Le idee sono chiare, l’orizzonte definito. I confini? Lontanissimi da quelli del centrodestra di Catania. Gelsomino, Francesca Ricotta e Mario Tomasello finora hanno tenuto in piedi il gruppo Catania 2.0, da alfieri di Luca Sammartino e Valeria Sudano a Palazzo degli elefanti. E ora si accingono, come già fatto con entusiasmo dai loro riferimenti politici, ad abbracciare le insegne di Italia viva, il partito dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi

Lunedì verrà presentata la nuova formazione consiliare, una delle tre che compongono la minoranza in aula. Ultimo step della fase di organizzazione locale del partito, già dotato di due coordinatori provinciali e ben due deputati catanesi all’Ars. Uno è Sammartino, l’altro è l’acese Nicola D’Agostino. E qui i conti su Catania non tornano più. Ex autonomista, già candidato col Pd alle Politiche, il parlamentare era tra i fondatori catanesi di Sicilia futura, il movimento centrista che puntellò la passata maggioranza di centrosinistra alla Regione, in era Crocetta. Poi di quell’alleanza furono solo macerie, e dopo i tonfi di Regionali e Politiche, arrivarono le Comunali del 2018. D’Agostino e i suoi presentano una civica all’interno del centrodestra di Salvo Pogliese, Catania in azione. Tagliati i ponti con l’ex sindaco Enzo Bianco, che fino ad allora aveva potuto contare sul loro sostegno in Consiglio, quella tornata si rivelò avara di soddisfazioni: nessun consigliere eletto e la promessa di un assessorato allontanatasi giorno dopo giorno. 

In realtà le nozze con «la destra» non si rivelarono del tutto infruttuose. Ai vertici della Sostare, la partecipata catanese delle strisce blu, il sindaco Pogliese confermò subito il presidente Luca Blasi. Uomo di Sicilia futura, vicino a D’Agostino e all’attuale presidente della Sac, nonché fra i fondatori di Sf, Nico Torrisi, designato in prima battuta proprio da Enzo Bianco. «Ma quindi Italia viva è in maggioranza?», si domandano sghignazzando gli addetti ai lavori. Perché l’equivalenza è presto fatta.

«Italia viva a Catania è opposizione», scandisce Nicola D’Agostino, raggiunto da MeridioNews. «Non abbiamo nessun imbarazzo – continua – Non abbiamo neanche un consigliere comunale, non esprimiamo assessori in giunta… Certo, avremmo preferito che le elezioni amministrative fossero andate meglio. Però sono andate come sono andate e la nostra esperienza con Pogliese si è conclusa il giorno dopo la sua vittoria». Vero è che a Luca Blasi lo lega un rapporto di amicizia, ed è vero anche che la riconferma del presidente di epoca Bianco «può essere stata anche una cortesia nei miei confronti». 

Del resto, lui e il sindaco si conoscono «da bambini, avevamo la casa al mare l’uno di fronte all’altro». E poi «i risultati di Blasi sono sotto gli occhi di tutti. Pogliese ha confermato una guida che aveva ottenuto solo successi. È un fatto tecnico». Ma da quei giorni caldi del 2018 a oggi sono passati quasi due anni. In politica, ere geologiche. «Il rimpasto di giunta ha reso evidente a tutti che il contesto è cambiato. Io ho smesso definitivamente di pensare a qualunque collaborazione a settembre, quando ho deciso di aderire a Italia viva».

Luca Blasi, poi, non è un uomo di partito. «E sfido chiunque a dire il contrario – risponde il presidente di Sostare – Non ho tessere e la mia nomina è stata fatta indipendentemente dalla mia appartenenza». Sì, certo, bisogna ammetterlo: «Se Nicola (D’Agostino, ndr) si fosse opposto, non sarei qui a fare il presidente di una partecipata». Però anche la continuità gestionale deve avere avuto il suo peso. «Per il terzo anno di fila chiuderemo il bilancio con un utile superiore agli 800mila euro». Numeri da capogiro nel Comune in cui le partecipate difficilmente si reggono sulle proprie gambe. «Le questioni politiche non mi interessano. Non nego che mi piacerebbe concludere il percorso che ho avviato, ma sono consapevole che la mia sia una nomina fiduciaria». 

Quindi, il giorno in cui il primo cittadino dovesse «associarmi a quel movimento politico e chiedermi un passo indietro, riceverebbe le mie dimissioni nel giro di un’ora». Il tempo di stampare il file già pronto sul desktop del suo computer («È lì da sempre») e consegnarlo al sindaco. «Non sono arroccato sulla poltrona. La società è stata messa in sicurezza, l’ho sempre amministrata nell’interesse pubblico – conclude Blasi – Ma il sindaco, cioè il Comune che è socio unico di Sostare, è un po’ come il mio datore di lavoro. Deciderà lui». 


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