Caso Etna, sulle miniescursioni si fa sul serio Porte chiuse alla controproposta di Camarda

A Linguaglossa «facciamo da soli». Dopo il giallo della prima versione pubblicata e subito oscurata, il bando per le escursioni a Etna nord è ormai realtà. E però, salvo colpi di scena che a oggi paiono improbabili, nei prossimi mesi le escursioni in jeep non arriveranno ai crateri del vulcano. Per realizzare il loro sogno, i visitatori da tutto il mondo dovranno continuare a rivolgersi al versante sud. A Piano Provenzana, infatti, le gite motorizzate dovranno fermarsi a quota 2300 metri, ovvero dove la pista per la vetta dell’Etna viene tagliata dal confine con il Comune di Castiglione di Sicilia. 

La guerra del project financing sembra infatti assai lontana dallo scemare. Tanto che il sindaco castiglionese Antonio Camarda sta già tentando una controffensiva. Lanciando cioè l’idea di una «concessione reciproca» che i due enti dovrebbero stilare per attribuirsi un diritto di passaggio di almeno 30 anni sui rispettivi tratti di strada di loro proprietà. In tal modo, ogni Comune potrebbe «espletare disgiuntamente le procedure di concessione della pista nella sua interezza», ha scritto nell’ultima nota inviata al collega di Linguaglossa Salvatore Puglisi. Che fa spallucce e rispedisce al mittente: «Non se ne parla, possono scrivere quello che vogliono», commenta a MeridioNews. Il bando disgiunto, dice il sindaco in soldoni, lo facciamo solo noi. Castiglione, dalla pista linguaglossese, non passa.

Puglisi, infatti, al bando per le miniescursioni ci è arrivato dopo un braccio di ferro lungo mesi. A Linguaglossa, dopo la lite sul progetto di finanza da 23 milioni di euro, l’obiettivo primario era diventato il varo di un bando provvisorio delle escursioni. Senza per questo abbandonare l’idea del piano infrastrutturale dell’Ati Etna Alcantara mobility, il frutto della selezione pubblica avviata quando con Castiglione si andava d’amore e d’accordo. Ma proprio il «no» dei vicini all’ipotesi di un bando di cinque/nove anni, in attesa che l’iter per il project portasse a qualcosa, ha portato a contrasti sempre più insormontabili

Termine ultimo per le offerte le ore 9 del prossimo 10 marzo. Il dettaglio clou è che Linguaglossa mette in campo il regime autorizzatorio, sebbene in versione depotenziata, che fin dal 2016 l’Autorità Antitrust aveva caldeggiato per rimuovere le restrizioni alla libera concorrenza nel mercato dell’accesso alla zona sommitale dell’Etna. Sono dodici le licenze messe a bando, dal costo a base d’asta di 25mila euro ciascuna. Ogni vettore di trasporto potrà aggiudicarsene al massimo quattro. Solo per il primo anno sarà ammesso anche l’uso di jeep con almeno sette posti. Diradati anche i dubbi sulle clausole restrittive: le correzioni in corsa effettuate dalla centrale unica di committenza Tirreno Ecosviluppo hanno aperto alla partecipazione di imprese che abbiano lavorato anche con privati, e non solo con enti pubblici, e che siano dotate di un fatturato globale d’impresa anche inferiore a 25mila euro.

Rimane, specie fra gli osservatori esterni, l’amaro in bocca per una soluzione «a metà» che non entusiasma nessuno. I crateri dell’Etna, dal versante nord, appaiono sempre più lontani, irraggiungibili per scelta politica. Il Comitato degli operatori turistici, nei mesi scorsi autore di eclatanti proteste, ha definito il minibando «una farsa». «Sicuramente non è l’ideale – ammette il sindaco Puglisi – ma non potevamo permetterci un’altra stagione estiva senza escursioni a Piano Provenzana».


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