Cristina Errera trascorre metà dell'anno a Palermo. A differenza di altri compaesani, è riuscita a passare il 25 dicembre con i propri cari. «Molti sono rimasti a Porto Empedocle fino a giovedì e rientrati solo grazie alla guardia costiera», racconta a MeridioNews
Linosa, il Natale impossibile di chi torna nell’isola Residente: «Sette giorni bloccati tra terra e mare»
«La verità è che, se non fosse stato Natale, questa storia non sarebbe finita sui giornali, non avrebbe fatto notizia». Cristina Errera ha 27 anni e per metà dell’anno, nella bella stagione, vive a Linosa, dove è cresciuta e gestisce un ristorante e un piccolo hotel a gestione familiare. Il resto del tempo lo passa a Palermo, dove sta completando il percorso formativo dopo la laurea in Giurisprudenza. Ogni anno, però, per le festività torna a casa per riunirsi con la famiglia, come tanti giovani siciliani emigrati. Il suo spostamento riguarda il passaggio da un’isola più piccola a una più grande. Nel suo caso, i problemi non sono tanto i costi del ritorno, ma la possibilità concreta di riabbracciare per tempo i propri familiari: «Come capita anche nelle altre isole minori è il mare che decide quando possiamo tornare – racconta la giovane a MeridioNews -. Nel nostro caso, le difficoltà, se possibile, sono ancora maggiori considerata la distanza dalla costa». E una prova si è avuta proprio nei giorni scorsi, quando oltre una decina di persone è rimasta in balia delle condizioni meteo, prima a terra e poi in mare.
«Una vera odissea che io ho avuto la fortuna di evitare, ma solo per caso», continua la 27enne che è partita da Palermo poco prima che il forte vento si abbattesse sul Mediterraneo, bloccando tutti i collegamenti via mare. La storia ha inizio il 20 dicembre, quando un gruppo di linosani, tra studenti, lavoratori e qualcuno che temporaneamente ha dovuto fare ricorso a servizi medici specialistici, si accingeva a tornare a casa per trascorrere il Natale. «C’è chi ha preso l’aereo atterrando a Lampedusa e chi, invece, aveva pianificato la partenza via nave da Porto Empedocle – prosegue Errera -. In entrambi i casi, però, le cose non sono andate come si sperava». Le condizioni del mare, infatti, hanno impedito alle navi di partire fino al giorno di Natale. «A Linosa abbiamo un’elipista e così il 24 dicembre si era sparsa la voce che potesse essere attivato, così come accaduto in passato, un servizio via elicottero ma non se n’è fatto nulla. E tutti hanno dovuto attendere il 26 per partire».
Ma se per chi è partito da Lampedusa è stato possibile mettere piede a Linosa in giornata, la situazione si è complicata per quanti sono salpati da Porto Empedocle, alle 23 di giovedì. «Il comandante della nave ha deciso di arrivare sul molo più esposto al vento tra i due che abbiamo e al momento dell’attracco si è rotto un verricello». L’incidente ha fatto sì che la nave, arrivata nelle prime ore della mattina a Linosa, sia ripartita per riparare a Lampedusa. Ma arrivata nella più grande isola delle Pelagie, il comandante non ha potuto completare l’attracco fino alle 13. «Certe manovre non sono compatibili con l’arrivo e le partenze degli aerei», va avanti la 27enne, con la voce di chi racconta il tran tran quotidiano. A mettere fine a un viaggio in cui per la speranza non c’era più posto è stata la guardia costiera. Grazie ai militari sono rientrati a Linosa a bordo di una motovedetta nel pomeriggio del 27. «Ad aspettarli sul molo siamo stati in molti. In inverno sull’isola rimangono circa quattrocento persone, ci si conosce tutti», commenta Errera.
Passate le feste, i problemi a Linosa rimarranno. Anche se l’estate scorsa il presidente della Regione Nello Musumeci ha annunciato prossimi investimenti per la realizzazione del porto. «Era tanto che un rappresentante delle istituzioni non veniva qui. Da un po’ non abbiamo neanche un delegato del sindaco, e sostanzialmente siamo abbandonati a noi stessi. Le parole di Musumeci sono servite a rilanciare la speranza di vedere fatto qualcosa di concreto per assicurare a una popolazione il diritto a spostarsi, ma conosciamo anche i tempi che ci vogliono per realizzare le opere», ammette la giovane.
Il senso di isolamento, non solo geografico, l’anno scorso ha portato la quasi totalità dei residenti a riconsegnare simbolicamente le tessere elettorali: «Anche in quel caso non abbiamo avuto risposte, evidentemente neanche i nostri voti alla fine contano granché». L’unico al momento che sembra avere a cuore le sorti dei linosani è uno dei comandanti della compagnia di navigazione che si occupa dei collegamenti con Lampedusa e la costa agrigentina. «Forse perché particolarmente bravo, forse perché ha capito a fondo ciò che passiamo, è la persona che più di tutti ci garantisce gli spostamenti anche quando le condizioni del mare non sono ottime. Al punto che – conclude la 27enne – sono in molti a organizzare gli impegni settimanali tenendo in considerazione i suoi turni di lavoro».