Uccise il padre e nascose il corpo, chiesta perizia Il fratello maggiore vuole costituirsi parte civile

Rito abbreviato condizionato. È questa la richiesta del legale di Alberto Adriano Italia, il 37enne accusato di avere ucciso il padre Gaetano (di 80 anni) e di avere provato a disfarsi del corpo nascondendolo in un mobiletto di legno poi abbandonato accanto a dei cassonetti. L’omicidio è avvenuto lo scorso 3 febbraio, al civico 15 di via Sardegna, una parallela di corso Indipendenza, nella zona San Leone a Catania. Mentre il cadavere avvolto in un coperta veniva trasportato fuori dal condominio il mobile, nonostante fosse stato chiuso con dei chiodi ai lati, si sarebbe rotto lasciando intravedere il cadavere.

Durante l’udienza preliminare rinviata al prossimo 10 gennaio, «chiederemo il rito abbreviato condizionato a una nuova perizia psichiatrica per dimostrare che Italia non era capace di intendere e di volere», spiega a MeridioNews l’avvocato Giuseppe Marletta. Prima della chiusura delle indagini, il consulente del pubblico ministero, però, ha concluso per una piena capacità di intendere e di volere che sarebbe stata intatta anche nel momento in cui è avvenuto il delitto. Dalla perizia, infatti, è venuto fuori che il 37enne sarebbe affetto da un «disturbo antisociale della personalità» che, però, non ha alcuna rilevanza penale.

Davanti al gip, durante l’interrogatorio di garanzia, Italia aveva dichiarato di soffrire di disturbi mentali e di essersi rivolto, in passato, anche al centro di sanità mentale di Catania per delle cure. Chi lo conosce ne parla come di un uomo dalla «personalità violenta». Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, in questi mesi Italia non ha mai raccontato nulla di quanto accaduto.

«Sembra una persona assente e non ricorda quello che è successo», afferma il legale. Ad accusarlo ci sarebbero state anche le dichiarazioni del fratello maggiore Carmelo Angelo, indicato come testimone oculare dell’aggressione e che avrebbe raccontato di non essere intervenuto a difesa del padre perché impaurito dall’aggressività del fratello. Carmelo Angelo adesso ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo. «La decisione di costituirsi parte civile del mio assistito – spiega a MeridioNews l’avvocato Daniele Cugno che lo assiste – non è stata semplice, perché comunque l’imputato è il fratello con cui è cresciuto ma nasce dalla voglia di giustizia. Dopo la morte della madre – aggiunge il legale – Carmelo non vive più in quella casa e sta pensando di donarla per un progetto che possa essere utile a tutta la comunità».

Nell’immediatezza dei fatti, alcuni abitanti delle palazzine di via Sardegna avevano testimoniato di avere visto tutti e due i fratelli trasportare un mobiletto di legno giù dall’abitazione del primo piano. «Se fosse così – afferma Cugno – a quasi un anno di distanza dei fatti, Carmelo sarebbe stato indagato per occultamento di cadavere. Non ha partecipato a nessuna fase ma ha assistito all’inizio della lite per questioni economiche tra il fratello e il padre che – sottolinea il legale – ha riferito non essere certo la prima. In quel momento impaurito non solo per sé ma anche per la madre, ha preso le difese dell’anziana donna portandola in un’altra stanza dalla quale è uscito solo quando ha sentito che la discussione si era interrotta. Di certo non poteva immaginare l’epilogo».

Entrambi i fratelli erano tornati a vivere nell’abitazione con i genitori da circa sei anni. Nei confronti dell’indagato, inoltre, era già stato emesso un divieto di avvicinamento ai parenti per maltrattamenti in famiglia. Italia, che era presente durante l’udienza dello scorso venerdì, al momento è tornato nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto dove era già stato recluso prima di un periodo trascorso nel carcere Pagliarelli di Palermo.


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