Fincantieri, tutti assolti i 38 operai a processo Scagionati per «non aver commesso il fatto»

Assolti gli operai di Fincantieri per «non aver commesso il fatto». Si è concluso questo pomeriggio il lungo processo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Palermo, che ha visto imputati 38 operai di Fincantieri che nel luglio 2011 avevano partecipato a uno sciopero, durato 11 giorni, proclamato per il mancato arrivo a Palermo di una commessa da 70milioni di euro.

I 38 operai, di cui 37 iscritti alla Fiom (e uno deceduto nel frattempo), difesi al processo dall’avvocato Fabio Lanfranca, furono accusati dall’azienda di reati tra i quali danneggiamento aggravato e violenza privata e manifestazione non autorizzata. Reati nel frattempo andati in prescrizione. La sentenza di assoluzione è stata emessa dal giudice Sabrina Argiolas. «Una sentenza grandiosa, che dà ragione ai lavoratori. Il giudice, nonostante l’intervenuta prescrizione, si è di fatto schierata dalla parte degli operai, riconoscendoli totalmente estranei ai fatti addebitati – esulta l’avvocato Fabio Lanfranca – Operai accusati ingiustamente, che hanno dovuto subire un lungo processo, in cui ci siamo difesi portando 23 testimoni in aula, tra cui molti operai. Non tutti sono venuti in aula perché non hanno avuto dall’azienda il permesso per assentarsi».

«I fatti – aggiunge Lanfranca – si riferiscono a giornate caldissime di sciopero degli operai di Fincantieri, che entrano in mobilitazione in seguito alla notizia del mancato arrivo di una importante commessa, fatto che per Palermo avrebbe avuto come conseguenza l’aumento della cassa integrazione per tantissimi di loro. Seguono le settimane di sciopero in cui gli operai rinunciano al salario, dormono di notte sul tetto della palazzina della direzione, occupata proprio per difendere il posto di lavoro». Gli imputati, tutti quanti assolti, esprimono la loro soddisfazione. «Per noi è una grandissima vittoria. Si chiude positivamente, per me, per le altre due Rsu della Fiom, Serafino Biondo e Giuseppe Pirrotta, e per gli altri compagni di lavoro iscritti alla Fiom, una vicenda amara che ci ha visti in questi anni, adesso lo possiamo dire, ingiustamente sul banco degli imputati – dichiara Francesco Foti, segretario Fiom Cgil Palermo, ai tempi Rsu della Fiom a Fincantieri -. Colpiti per avere lottato per il mantenimento del lavoro e per la tenuta stessa del cantiere».

«Su più di un migliaio di lavoratori che assieme a noi aveva partecipato allo sciopero – aggiunge Foti – fu incolpato il gruppo dirigente della Fiom, per avere occupato la strada e gli uffici della dirigenza. Qualche operaio salì su una delle gru. Quella lotta per noi era importante, perché Fincantieri ci aveva comunicato che saremmo andati in cig a zero ore, per un periodo illimitato. E grazie a quella battaglia arrivò invece la commessa dell’Alba Marina della Edison, per una trasformazione che ha dato lavoro per 18 mesi non solo a noi ma a tutti dipendenti di Fincantieri e a più di un migliaio di operai dell’indotto. Saremo sempre pronti a tutelare il nostro lavoro e lo stabilimento che esiste da 130 anni e che ancora oggi rimane l’unica e più importante realtà produttiva palermitana».

Al processo Fincantieri – rappresentata in aula dai legali genovesi – si era costituita parte civile nei confronti dei dipendenti. Il processo nasce da una denuncia presentata dall’allora direttore responsabile del Cantiere di Palermo. I principali testimoni dell’accusa sono stati i responsabili del servizio di vigilanza. «Con i nostri testimoni – aggiunge l’avvocato della Fiom Lanfranca – abbiamo dimostrato l’inattendibilità della ricostruzione dei fatti da loro narrati. Non sono riusciti a fare neanche un nome di qualcuno che secondo loro aveva avuto parte attiva negli atti di violenza o di danneggiamento di mezzi del cantiere».

(Fonte: Fiom Cgil Palermo)


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