Il sito, inaugurato nel 2010 da Lombardo, non è mai entrato a regime fino a essere messo all'asta dal tribunale. Adesso il governo regionale vuole riprenderlo in mano. I soldi arrivano dalla rinuncia momentanea all'impianto di Calatafimi
Rifiuti, si va verso riapertura del polo di Castelvetrano Sindaco: «In questi giorni manderemo l’umido in Friuli»
Non più a Calatafimi-Segesta, ma a Castelvetrano riprendendo in mano quel polo tecnologico, inaugurato quasi un decennio fa da Raffaele Lombardo e oggi al centro di un’asta giudiziaria al tribunale di Sciacca. La decisione è stata presa dalla giunta regionale e riguarda l’impiantistica pubblica nel settore dei rifiuti, in modo particolare quelli che trattano la frazione organica. La delibera, approvata dal governo Musumeci, segue una proposta del dirigente generale del dipartimento Rifiuti e riguarda una redistribuzione dei fondi legati al Patto per il Sud.
Per l’impianto di compostaggio di Calatafimi-Segesta, la cui realizzazione sarebbe dovuta avvenire su un terreno tolto alla mafia, erano stati previsti oltre 14,5 milioni di euro. La somma adesso verrà dirottata su altri progetti, a partire proprio dal polo tecnologico di contrada Airone che era stato affidato alla gestione della società Belice Ambiente, fallita nel 2016. Per il riefficientamento del sito di Castelvetrano sono stati stanziati sei milioni di euro. Lo stesso, il 27 novembre, dovrebbe tornare in vendita al tribunale di Sciacca, per una base d’asta che dall’anno scorso si è dimezzata. Al momento le offerte dovrebbero partire da poco più di 2,7 milioni di euro.
A chiedere però che l’asta sia sospesa o che comunque sia il pubblico a riprendere in mano il polo sono i centri del Trapanese che da mesi hanno difficoltà a conferire l’umido. Un’operazione resa difficile già con il sequestro dello stabilimento di Sicilifert a Marsala, ma che da giorni è ancora più improba a causa della chiusura temporanea degli impianti più grandi in Sicilia. «La Srr di cui facciamo parte – dichiara a MeridioNews il sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano – ha già avviato interlocuzioni con la Regione per far sì che il polo tecnologico riapra. Da ciò che ci risulta ciò potrebbe avvenire già tra una decina di giorni». L’auspicio per il primo cittadino è che non ci siano intoppi. «In queste ore stiamo valutando di spedire l’organico in un impianto in provincia di Udine – continua Alfano -. Si tratta di un viaggio lungo, ma non possiamo rischiare di disincentivare i cittadini a fare la differenziata anche perché siamo consapevoli che se l’umido finisce nell’indifferenziato c’è anche la possibilità che la discarica di Trapani non accetti la spazzatura».
A ricevere la frazione organica prodotta dai cittadini castelvetranesi potrebbe essere la Sager, società friulana di San Giovanni al Natisone che da poco è subentrata, insieme alla Ecoburgus, alla Dusty. «Non sarebbe la prima volta che portiamo fuori dalla Sicilia i rifiuti – continua Alfano -. Già in estate ci siamo dovuti rivolgere a un impianto in Calabria, che però chiede che l’organico abbia caratteristiche che non coincidono con la tipologia di raccolta che facciamo a Castelvetrano».
Intanto la notizia del disimpegno dei fondi da Calatafimi-Segesta non suscita l’entusiasmo delle opposizioni. «Non è uno scenario che ci soddisfa. La capacità dell’impianto di Calatafimi è fondamentale per riuscire a rispondere a esigenze che il polo tecnologico non riuscirebbe a sopperire», commenta la deputata del Movimento 5 stelle Valentina Palmeri. Secondo la quale, tuttavia, il capitolo Calatafimi potrebbe non essere del tutto chiuso. «Ci risulta che il governo non abbia escluso la possibilità di recuperare altri fondi per portare avanti il progetto, speriamo che sia così», conclude la pentastellata. A tal proposito, nella delibera si legge che la Regione sottoporrà al ministero per l’Ambiente la proposta di finanziare l’impianto di Calatafimi con fondi legati al piano operativo Ambiente deliberato dal Cipe a fine 2016.
La delibera del governo Musumeci prevede anche 1,6 milioni dell’ampliamento dell’impianto a Sciacca per la produzione di ammendante compostato misto – ottenuto dalla trasformazione di rifiuti organici provenienti dalla differenziata e da rifiuti di origine animale e da attività agro-industriali – e, sempre nella città saccense, l’aumento dei fondi per l’impianto di trattamento meccanico-biologico della discarica pubblica. Per quest’ultimo intervento il finanziamento passa da 18 a 25 milioni. Infine, la rimodulazione servirà anche a recuperare some per il compostaggio di comunità, i cui fondi passano a 132mila euro.