I consiglieri comunali Festa, Pesce e Puglisi hanno inviato una missiva a Claudio Sammartino, chiedendo controlli in municipio. Per loro, l'operato dell'amministrazione presenterebbe «analogie» con quella misterbianchese. Ma il primo cittadino tira fuori le unghie
Motta, l’opposizione chiede ispezione del prefetto E ora il sindaco Carrà annuncia querele per tutti
Come le inchieste hanno scosso il Comune di Misterbianco, così avrebbero fatto con quello di Motta Sant’Anastasia. È la tesi dei consiglieri comunali dell’opposizione mottese, guidati dall’attivista ed ex candidato sindaco Danilo Festa, che hanno inviato una lettera al prefetto di Catania Claudio Sammartino. «Dopo avere letto le motivazioni che stanno alla base dello scioglimento del Comune di Misterbianco – scrive Festa su Facebook, annunciando la missiva – siamo fortemente preoccupati per il nostro Comune». Il sindaco è il luogotenente dei carabinieri Anastasio Carrà, rieletto ad aprile 2019 proprio contro Festa.
Il riferimento è al blitz Gisella. Un’indagine della procura di Catania che, all’indomani delle elezioni, ha fatto scattare le manette attorno ai polsi di parecchie persone residenti a Motta e ritenute legate al clan dei Tuppi. Tra queste, un appuntato dei carabinieri ritenuto compiacente alla criminalità organizzata. Il consigliere Festa, inoltre, aveva denunciato subito dopo il blitz la presenza di alcuni dei personaggi coinvolti fuori dai seggi elettorali durante le operazioni di voto. Adesso, con la pubblicazione delle motivazioni per lo scioglimento del Consiglio comunale misterbianchese, l’ex candidato alla carica di primo cittadino alza il tiro.
«Abbiamo chiesto al prefetto di considerare e monitorare anche il nostro ente – annuncia Danilo Festa – recentemente scosso e coinvolto, al pari di Misterbianco, dall’operazione Gisella. Le preoccupanti analogie con la relazione di Misterbianco in merito, in primis, alla gestione delle manutenzioni e degli affidamenti potrebbe averci esposti a forti rischi nel corso degli ultimi anni». A firmare la missiva, oltre a lui, anche le consigliere Annalisa Puglisi e Anna Pesce.
Non proprio un j’accuse, ma quasi. Al quale il sindaco leghista Anastasio Carrà risponde con la consueta fermezza: «L’ennesima attività diffamatoria», l’ha definita. «Querelo tutti», aggiunge. «Durante la scorsa amministrazione – continua Carrà – Il Comune di Motta Sant’Anastasia e tutti gli amministratori (compresi gli uffici e i dipendenti comunali) sono stati soggetti a una lunga attività di indagine da parte della procura di Catania che si è conclusa con l’archiviazione, poiché il pubblico ministero incaricato a svolgere l’attività non ha riscontrato alcun fatto di reato».
Il riferimento è a una denuncia formulata da alcuni ex consiglieri sull’operato di un dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune mottese. «Le indagini riguardavano alcuni affidamenti diretti, secondo i consiglieri sopra la soglia per effettuare questo tipo di affidamento – aggiunge il sindaco – Sono cominciate a gennaio 2015 e finite a marzo 2018. Quasi tutta la durata della passata amministrazione». Se all’epoca l’inchiesta si è conclusa con un nulla di fatto, per Carrà lo stesso avverrebbe adesso, nel caso di ulteriori accertamenti. «Quali analogie con Misterbianco? Non mi risulta che abbiano arrestato vicesindaci o figli di consiglieri, da noi», conclude.
«Al prefetto abbiamo sollevato una semplice e legittima preoccupazione visto che diversi arrestati, compreso un carabiniere (che per tanti anni avrà detto e scritto di onorare la divisa), svolgevano la propria attività professionale e criminale nel nostro territorio», replica ancora Danilo Festa. «Richiedere un controllo sul nostro ente è un nostro diritto, dato che la mafia, purtroppo, si infiltra spesso all’insaputa di chi dovrebbe vigilare. Qualcuno diceva che chi è trasparente non ha nulla da nascondere».