La guardia di finanza di Acireale avrebbe scoperchiato una filiera di imprese e falsi esportatori che avrebbe messo a segno una frode milionaria al fisco. I prodotti venivano acquistati godendo delle esenzioni per l'export, ma poi restavano in Italia
Evasione Iva: sequestro milionario e 11 indagati Vendute in nero le bevande destinate all’estero
Undici persone sono state denunciate dai finanzieri della tenenza di Acireale nell’ambito di un’ampia operazione antifrode, concentratasi soprattutto sull’evasione dell’Iva. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, truffa aggravata, infedele o omessa dichiarazione, bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sei le società e una ditta individuale coinvolte, tutte operanti nel commercio di generi alimentari. Il sistema disvelato dagli inquirenti sarebbe servito a evadere le tasse acquistando prodotti per destinarli, solo ufficialmente, al mercato estero. In realtà, secondo la guardia di finanza, il tutto veniva poi rivenduto in nero a piccoli commercianti. Da un lato, così, sarebbe stata aggirata Iva per oltre un milione di euro, dall’altro lato, inoltre, un’evasione fiscale su un imponibile di 5 milioni di euro.
Le Fiamme gialle, in esecuzione del decreto del giudice per le indagini preliminari di Catania, hanno sequestrato denaro e beni per un valore complessivo di quattro milioni di euro. Cinque conti correnti bancari, 35 mezzi, 14 beni immobili e le quote di sette società di capitali, tutti nella disponibilità dei soggetti indagati che «si professavano falsamente esportatori abituali». Le aziende operano in particolare nel commercio di bevande alcoliche. Secondo quanto riportato dal comando provinciale etneo della guardia di finanza, intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari su oltre 30 conti correnti avrebbero permesso di individuare «due distinte associazioni di persone che, operando sul mercato per mezzo di società di comodo destinate al un fallimento pilotato, falsavano la concorrenza e si arricchivano indebitamente non versando quanto dovuto all’Erario».
L’indagine avrebbe accertato le frodi nel periodo fra il 2014 e il 2018 attraverso l’emissione di false lettere di intento, ovvero i documenti che avrebbero dovuto attestare l’uscita dal territorio nazionale dei prodotti comprati dalle principali catene nazionali di supermercati.