Andrea Giuffrida avrebbe chiesto al titolare di una concessionaria di motoveicoli nel centro di Catania ben cinquemila euro. Dopo il no, l'aggressione ma anche la denuncia alla polizia. Adesso l'uomo è stato arrestato con l'accusa aggravata dall'appartenenza al clan
Rifiuta di pagare il pizzo e viene picchiato dall’estortore In manette 39enne legato al clan Cappello-Bonaccorsi
Un esercente di Catania non paga il pizzo e viene aggredito, ma denuncia tutto alla polizia e fa arrestare il suo presunto taglieggiatore. Andrea Giuffrida, 39 anni, è così finito in manette con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari, fa seguito alle indagini condotte da procura e squadra mobile di Catania che hanno ricostruito i fatti, risalenti allo scorso marzo.
Secondo l’accusa Giuffrida, «avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza al clan Cappello-Bonaccorsi» avrebbe picchiato il titolare di una concessionaria di motoveicoli che si era rifiutato di pagare cinquemila euro. La vittima, in quell’occasione, aveva riportato un trauma facciale e lesioni al cuoio capelluto. Il 39enne era peraltro sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
Nel comunicato congiunto di procura e polizia, si evidenzia infine il forte collegamento che Giuffrida avrebbe con il clan Cappello-Carrateddi, avendo egli riportato una condanna nell’ambito della nota operazione Revenge risalente al 2015. Il gip, nell’ordinanza, ha riconosciuto l’aggravante di «aver commesso il fatto agendo da appartenente al l’organizzazione mafiosa».