Si comincia con le richieste preliminari delle parti. Il pm ha chiesto di citare come primo testimone il maresciallo che guidò le indagini, poi toccherà a due delle tre sorelle. Mentre gli avvocati difensori integreranno con tutti quelli investigarono
Sorelle Napoli, al via processo a Termini Imerese Difese: «Abbiamo reso più corpose le liste testi»
Dopo le denunce ai carabinieri, le interviste televisive e l’audizione in Commissione antimafia, il caso delle sorelle Napoli arriva in tribunale. Parte da oggi, infatti, il processo a carico dei cugini Giuseppe e Simone La Barbera, Antonino Nenè Tantillo e Liborio Tavolacci, e che vede le tre donne parte offesa. Rappresentate dall’avvocato Giorgio Bisagna, si sono costituite parte civile insieme alla madre Gina La Barbera, comproprietaria dei terreni, e all’associazione antiracket Fai. Mentre in udienza preliminare è stata rigettata la richiesta di costituzione da parte del Comune di Mezzojuso. Le tre sorelle sono, però, le grandi assenti di questa mattina. In quell’aula C del tribunale di Termini Imerese, infatti, non c’è alcuna parte civile, né alcun imputato, fatta eccezione per Tavolacci, che è presente.
Una mezzora piena di richieste preliminari delle diverse parti, con rinvio a dicembre. «Abbiamo fatto le nostre richieste probatorie, molto consistenti perché abbiamo presentato delle liste testi molto corpose – spiega l’avvocato Filippo Liberto, che assiste Tavolacci -. Quella del pubblico ministero prevedeva soltanto l’esame del maresciallo Saviano che ha fatto le indagini (il primo che sarà ascoltato, ndr) e di due delle quattro persone offese, nemmeno di tutte. Noi abbiamo integrato in modo più consistente le liste testi, chiamando a testimoniare tante altre persone, fra tecnici e non, che hanno lavorato alle indagini, persone che sono state sentite, che hanno svolto attività». Mentre le difese, rappresentate anche dagli avvocati Antonio Di Lorenzo, Salvatore Aiello e Raffaele Bonsignore, si sono riservate di procedere con il controesame anche di quei pochi testi citati nella lista del pubblico ministero.
Unico nodo, stamattina, quello delle intercettazioni, oltre un centinaio, sulle quali le difese degli imputati hanno chiesto due mesi di tempo prima di potersi pronunciare. «Comporterà un lavoro enorme – torna a dire l’avvocato -, parliamo di più di cento cd di intercettazioni che dovremo sentirci noi come difesa, quindi aspettiamo la prossima udienza per riservarci sulle nostre richieste anche su questo punto». Per l’accusa, le tre sorelle avrebbero subito per anni minacce e intimidazioni, sconfinamenti di bestiame nei loro terreni e recinzioni tagliate, perché si convincessero a cedere la proprietà o la gestione della loro azienda agricola. Il loro terreno si trova nell’ultima parte del territorio corleonese, a 15 minuti da Mezzojuso, con cui confina a nord. Mentre a est c’è Godrano, a sud Corleone e a ovest Campofelice di Fitalia.
«Confiniamo con quattro aziende agricole diverse, perché negli anni questi sconfinamenti sono avvenuti solo nella nostra proprietà? Perché sono state tagliate solo le nostre recinzioni?», sono i dubbi che più volte nel tempo hanno sollevato. E che avrebbero contribuito, però, a relegarle in un clima di totale isolamento all’interno del paese. Malgrado il sindaco Salvatore Giardina abbia più volte dichiarato pubblicamente di voler provare a ricucire i rapporti con le tre donne e riavvicinarsi a loro. Intanto, gli imputati dovranno rendere conto anche di episodi di violenza denunciati dalle donne. Durante uno di questi, in particolare, Irene e Ina Napoli sarebbero state prese a sassate da Tavolacci, Tantillo e Simone La Barbera, quest’ultimo tra gli arrestati del blitz Cupola 2.0, che l’anno scorso ha mandato a monte i tentativi di ricostituire la commissione provinciale di Cosa nostra, spedendo in galera anche l’erede designato di Totò Riina.
E poi ci sono quegli animali di specie diversa che puntualmente hanno calpestato i terreni durante la semina o mangiato il raccolto, i lucchetti danneggiati, i cani ritrovati uccisi e le loro carcasse lasciate a decomporsi all’interno della proprietà. Tempo prima invece avevano trovato in quelle stesse condizioni un bovino. Intanto, solo poche settimane fa le tre sorelle hanno nuovamente subito ulteriori intimidazioni. I bovini, infatti, sono tornati a invadere i loro terreni, distruggendo quanto seminato. Mentre qualcuno avrebbe fatto loro ritrovare anche una felpa disposta in modo da sembrare un uomo crocifisso. Un segnale inquietante che qualcuno potrebbe aver lasciato nel tentativo di spaventare le tre donne. Intimidazioni anche per Salvatore Battaglia, un compaesano delle sorelle Napoli, che nei mesi scorsi si è unito alla loro battaglia, sostenendo quanto da loro denunciato per anni. La sua nuova auto, quella che gli era stata regalata in diretta tv dal conduttore di Non è L’Arena Massimo Giletti dopo che la sua gli era stata bruciata, sarebbe stata danneggiata, tagliandone i freni.