«Resterò qui fino all'ultimo», è la frase che ripeteva Salvatore Gurrieri prima di essere trovato morto e incaprettato in macchina. «Ora è tornato a casa sua in formato enorme», spiegano a MeridioNews dal Movimento aretuseo per il lavoro
Marina di Melilli, l’ultimo abitante rivive in un murales A 27 anni dalla morte dell’uomo che sfidò le industrie
“Resterò qui fino all’ultimo” è la scritta che accompagna il murales con il disegno di un uomo realizzato su una casa abbandonata a Marina di Melilli, il paese sgomberato per fare posto all’espansione del polo petrolchimico nel Siracusano.
«È la frase che ha detto Salvatore Gurrieri in una delle ultime interviste che ha rilasciato prima di essere ucciso. Adesso, dopo anni, lui lì ci tornato e anche in formato enorme». Ben sei metri di altezza. A spiegare a MeridioNews il senso dell’opera è Federico, uno degli attivisti del Movimento aretuseo per il lavoro, la sicurezza e le bonifiche che è stato la mente del progetto realizzato da tre street artist locali. Un muro vuoto riempito di memoria.
«Il murales – spiega Federico – fa parte di un più ampio progetto di recupero della memoria di Marina di Melilli e di uno dei più importanti protagonisti di lotte ambientaliste in Sicilia». Negli ultimi mesi, infatti, i volontari hanno già ripulito dalle erbacce e piantato nuovi fiori in un’aiuola davanti all’abitazione dove hanno posto una targa in memoria di Salvatore Gurrieri. L’ultimo abitante di quello che oggi sembra un paese fantasma mai esistito, «un eroe dimenticato, ucciso in circostanze misteriose, forse per la caparbietà a volere difendere il suo territorio dalla prevaricazione dello sviluppo industriale», dice Federico.
A partire dalla metà degli anni Cinquanta, nella spiaggia di Funnucu Novu sorgono stabilimenti balneari e il borgo marinaro si popola. Per i circa mille abitanti, però, all’inizio degli anni Settanta arriva una inaspettata novità: la costruzione della raffineria Isab.
Nel 1979, per lasciare spazio all’ingrandimento degli impianti, ai residenti arrivano proposte di accordo con indennizzi per chi avrebbe lasciato la propria casa per fare posto alla raffineria. Accettano in molti, le case si svuotano, diventano diroccate o vengono demolite, il borgo si svuota. Dopo una decina d’anni restano solo poche centinaia di persone. Marina di Melilli, in pratica, viene quasi rasa al suolo.
L’ultimo abitante resistente è Salvatore Gurrieri, che per vent’anni porta avanti una battaglia solitaria. Fino al 1992, quando, in circostanze mai del tutto chiarite, viene trovato morto dentro la sua Alfa Romeo. Si parlò di un omicidio per rapina. Nell’abitacolo dell’auto, però, Salvatore era incaprettato.
La sua storia è stata raccontata in un romanzo dal titolo Il nome di Marina di Roselina Salemi. «Volevamo realizzare un’opera che fosse trasgressiva e parlasse un linguaggio popolare, che fosse fruibile a tutti», precisa Federico. Il grande murales, infatti, è visibile sia a chi passa da lì con il treno che a chi percorre in macchina la strada provinciale. «Adesso Salvatore è tornato a casa sua. Un segnale forte per fare di Marina di Melilli un luogo della memoria e non un paese fantasma, anche perché i lavoratori continuano ad ammalarsi. Tutto quello che hanno tolto alle generazioni precedenti noi siamo venuti qui a riprendercelo e resteremo anche noi qui fino all’ultimo».