Ogni estate faceva su e giù per le calette che abbracciano la torre Pozzillo, vendendo pannocchie fumanti che tirava fuori dalla sua pentola. Fino a che a 26 anni un incidente in moto non lo ha portato via. «Non voglio sostituirmi a lui, ma non posso farne a meno»
Pauluzzu, pollancaro indimenticato di Marina di Cinisi Il papà: «Da 10 anni continuo quello che ha iniziato lui»
«Era u megghiu i tutti». Nei ricordi di suo papà Pauluzzu, così lo chiamano ancora oggi quelli che lo hanno conosciuto, non era solo un ragazzo d’oro. Era soprattutto il miglior venditore di pollanchelle. «Io ho preso il suo posto perché sono stato costretto, in un certo senso, e ora le pannocchie al suo posto le vendo io», racconta oggi il padre, che fa su e giù per tutta l’estate per la calette e le spiagge attorno alla torre Pozzillo, a Marina di Cinisi. A portare via il figlio, appena 26enne, è un incidente con la moto.
«Non so ancora bene di chi fu il torto, qualcuno prima o poi lo stabilirà – continua il padre -, certo è che ci fu un cornuto che me lo ha portato via. E quindi eccomi qua». Ma non ci pensa nemmeno a sostituire il figlio. Lui a Marina di Cinisi era quasi una leggenda. «Ancora me lo ricordo come fosse ieri – interviene un bagnante coi suoi ricordi, intendo ad ascoltare il racconto del padre -. Pauluzzu era il numero uno, gentile come pochi, aveva sempre qualche pollanca in più da regalare, un signore». Malgrado la giovane età, aveva ottenuto un posto di rilievo fra i carroattrezzisti dell’Amat. Un fatto, questo, che a ripensarci oggi inorgoglisce e allo stesso tempo rattrista il papà che ne ha raccolto l’eredità.
«Non mi voglio sostituire a lui, non potrei – aggiunge il padre -, ma è come se avessi sentito di dover proseguire in qualche modo quello che aveva iniziato lui. Ormai vengo qui tutte le estati da dieci anni, non ne posso fare a meno». Anche perché raccogliere quei ricordi nostalgici e affettuoso dedicati a Pauluzzu leniscono, almeno in parte, il senso di vuoto lasciato da quella morte così improvvisa e prematura. «Pollanchelle, sono cavure cavure, pollanchelle», la frase che risuona ancora oggi per la spiaggia è sempre la stessa, ma a girare con quella piccola pentola e le sue pannocchie calde pronte da mangiare non è più Pauluzzu.
«Sono arrivato anche a chiedergli, una volta, dieci pannocchie tutte insieme e siccome ero un cliente fisso, quella volta non me le ha fatte pagare, neppure una – ricorda un altro bagnante -. Gli sono sempre stato riconoscente, se avesse chiesto qualcosa a me, lo avrei ripagato nello stesso modo. Un ragazzo davvero d’oro», sottolinea, ripetendo quello che per le calette che abbracciano torre Pozzillo sembra un ritornello inevitabile se si parla di Pauluzzu, il re delle pollanchelle. Almeno per chi lo ha conosciuto e non lo ha dimenticato. Estate dopo estate Marina di Cinisi sembra, in qualche modo, non voler rinunciare al ricordo di quel giovane ambulante di pannocchie che girava per le calette.