Il parroco sarebbe la vittima della tentata estorsione da parte dell'ex vicesindaco di Riposto, con cui aveva avuto una relazione. Lascia così dopo dieci anni l'incarico nel Comune di Giarre. Il vescovo Antonino Raspanti aveva sostenuto la sua scelta di denunciare
Don Luigi Privitera abbandona la parrocchia di Trepunti Ricatto hard del pianista: Pappalardo lascia domiciliari
Si chiude ufficialmente l’esperienza di don Luigi Privitera alla guida delle parrocchie di Trepunti e San Leonardello, nel Comune di Giarre. Il sacerdote della Diocesi di Acireale, 39enne originario di Aci Sant’Antonio, si dimette e saluta le due frazioni joniche dopo quasi dieci anni in veste di parroco. Già da settimane, in realtà, padre Luigi aveva smesso di celebrare messa a causa del deflagare dello scandalo che lo ha visto coinvolto assieme al pianista ripostese Gianfranco Pappalardo Fiumara.
L’artista, accusato di estorsione, avrebbe frequentato per due mesi il prete, filmando senza il suo consenso i loro incontri hard iniziati dopo una conoscenza via chat. La relazione si sarebbe tramutata in una spirale ricattatoria che, alla fine, ha portato don Luigi a denunciare tutto ai carabinieri. Pappalardo era stato poi arrestato davanti alla chiesa di Trepunti, dopo un ultimo colloquio in sagrestia fra i due ascoltato dai militari nascosti in chiesa. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, il pianista di fama internazionale, già vicesindaco di Riposto, avrebbe chiesto al prete cinquemila euro, il prezzo per non inviare la vescovo di Acireale Antonino Raspanti le foto intime.
I parrocchiani di Trepunti e San Leonardello, in una nota di saluto, hanno dedicato a don Luigi una preghiera. Il vescovo Raspanti, in precedenza, aveva riconosciuto al parroco il merito di aver interrotto, con la sua denuncia, «un circuito negativo e degradante», sostenendo la sua scelta e stabilendo però «un percorso di recupero e di rafforzamento delle virtù umane e sacerdotali».
Pappalardo Fiumara è intanto tornato in libertà. Il tribunale del Riesame di Catania ha annullato l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari Carlo Cannella che lo aveva ristretto ai domiciliari. «Appare evidente che il provvedimento impugnato – scrivono i magistrati – pur essendo ampiamente motivato con riguardo alla gravità indiziaria, è privo di motivazione in ordine al profilo cautelare».