Dopo denunce ed esposti, il Comune ha ritirato la licenza di Lucio Campione, proprietario della frequentatissima struttura di via Einaudi. Dall'assessore Carmelo Grasso toni moderati ma anche fermezza: «Prima il rispetto delle regole»
«Giù le mani dal chiosco». Ad Acireale scatta la protesta Nero caffè dichiarato inagibile. Titolare: «Io, perseguitato»
«Io sto con Lucio». La frase ormai rimbalza sulle pagine social e sintetizza tutta la solidarietà dei clienti affezionati al Nero Caffè di Lucio, attività di via Einaudi ad Acireale. Uno striscione con relativo hashtag campeggia sulle inferriate del chiosco. L’attività va avanti da dieci anni. Dal 2014 però sono arrivate denunce ed esposti in Comune da parte di alcuni privati, a cui sono seguiti dei sopralluoghi degli uffici comunali. «Mi sento perseguitato da questi provvedimenti. Noi comunque ci siamo sempre difesi dalle denunce ribadendo che abbiamo sempre agito nel rispetto delle regole – sottolinea a MeridioNews Lucio Campione, il titolare -, ma da giugno 2018 viviamo in un incubo». Quello è il momento in cui il l’ente comunale notifica tramite un’ordinanza che la struttura è inagibile. «A marzo di quest’anno è arrivato l’atto di demolizione e, per finire, dieci giorni fa mi hanno ritirato la licenza per la somministrazione di alcolici», aggiunge.
L’inagibilità della struttura riguarderebbe l’uso di alcuni materiali che non rispetterebbero le regole. I chioschi, in quanto strutture considerate non definitive, devono avere delle strutture amovibili. Nel caso del chiosco di Campione, invece, ci sarebbero dei tramezzi in cemento che non sarebbero conformi alla legge così come altri materiali che si differenzierebbero rispetto a quelli del progetto originario.
A confermare l’ipotesi è l’assessore all’Urbanistica Carmelo Grasso. «Nella struttura c’è l’utilizzo di materiali difformi rispetto al progetto iniziale, pertanto è arrivata l’ordinanza degli uffici con delle prescrizioni». Tuttavia Grasso precisa che queste misure disposte dall’ufficio Urbanistica riguardano provvedimenti precedenti all’insediamento dell’amministrazione del sindaco Stefano Alì. «Nessun provvedimento è arbitrario o vessatorio. Nessuno vuole penalizzare il commerciante – specifica l’assessore – e comprendiamo anche gli aspetti imprenditoriali, che cercheremo sempre di preservare. Ma ci deve essere prima di tutto il rispetto dei regolamenti».
Lucio Campione però non ci sta e vuole agire per le vie civili e penali: «Chi ha disposto l’ordinanza di ritiro dell’agibilità e della licenza scrive che “si presumono” delle criticità – afferma il titolare del chiosco – senza ben specificare i motivi di ciò che viene contestato. Io mi sento di agire in piena regola, ho tutte le autorizzazioni e non capisco perché, tra i tanti chioschi che ci sono ad Acireale, noi dobbiamo subire tutto ciò. Sono anni che sosteniamo questa situazione e io sono andato sempre indietro fino a disfarmi della licenza di tipo B, che mi aveva rilasciato il Comune: da un anno non somministro più alcolici». Campione non punta il dito contro la politica: per lui il problema sarebbe «di natura tecnica: da parte nostra continuiamo a fare ricorso alla giustizia affinché questa situazione venga risolta. Spero che la legalità dia i suoi frutti».
La replica dell’assessore Grasso non si fa attendere: «La nostra amministrazione sta attuando una mappatura di tutti i chioschi presenti in città, così da redigere un regolamento e far adeguare a determinate misure tutte le attività». Grasso sottolinea alcuni elementi: «Questo caso non è di certo nuovo, già avevamo avuto altri incontri, dove peraltro il proprietario insieme al suo legale si sono mostrati molto garbati e disponibili. Ad inasprire il tutto è stato l’ultimo provvedimento emesso delll’ufficio Suap che ritirava la licenza di somministrazione. Capisco l’imprenditore dal punto di vista umano, ma è pur vero che si devono fissare le regole». L’esponente della giunta Alì si mostra comunque fiducioso: «Nell’ordinanza ci sono delle prescrizioni oggettive che credo possano essere rispettate dai gestori – conclude Grasso – ed è anche vero che ci sono dei passaggi opinabili come quelli che contestano la fissazione della struttura al suolo, ma stando al regolamento dei chioschi questo non è possibile».