Al processo che vede imputati l'ex sindaco La Rosa, il suo assessore Attardi e altri cinque, il pm ha interrogato come teste l'ex senatore Lumia. Mentre Crocetta non si è presentato ed è stato multato. Botta e risposta sui rapporti di alcuni candidati con mafiosi
Niscemi, voto di scambio alle Comunali 2012 Accuse incrociate sulle parentele dei candidati
L’ex presidente Rosario Crocetta non si è presentato, e per questo subirà una sanzione di 300 euro. L’ex senatore del Pd Giuseppe Lumia è invece arrivato al Tribunale di Gela e ha risposto alle domande del pubblico ministero. Al processo nato dall’operazione Polis, sul presunto voto di scambio che avrebbe condizionato le elezioni amministrative del 2012 a Niscemi, è stata una giornata importante. L’accusa, rappresentata dal pm Luigi Leghissa della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, ha iniziato l’audizione dei teste dai tre politici: oltre a Lumia e Crocetta, il terzo della lista è stato l’ex sindaco Pd di Niscemi Giovanni Di Martino, pure lui presente in aula oggi.
A processo per voto di scambio politico mafioso ci sono l’ex sindaco Francesco La Rosa, eletto nel 2012 al ballottaggio dopo aver sconfitto proprio Di Martino, il suo ex assessore Calogero Attardi, il padre di quest’ultimo, Giuseppe Attardi, Francesco Spatola, Francesco Alesci e i fratelli Salvatore e Giuseppe Mangione. L’accusa è di avere stretto un patto con Cosa Nostra, rappresentata da Giancarlo Giugno a Niscemi e Alessandro Barberi a Gela (quest’ultimo non coinvolto nel processo). Dalla stessa operazione è scaturita la condanna, con il rito abbreviato, di Salvatore Ficarra a sei anni e otto mesi di reclusione, riconosciuto colpevole di avere fatto parte del gruppo mafioso guidato da Giugno.
Al centro dell’udienza di oggi c’è stata la composizione delle liste a sostegno di La Rosa nella campagna elettorale di sette anni fa. E in particolare le parentele di alcuni candidati con soggetti legati a Cosa Nostra. «La mia attenzione alle elezioni di Niscemi – ha spiegato l’ex senatore Lumia – nasceva dalla presenza della sorella di Ficarra in una delle liste a sostegno di La Rosa». Il politico del Pd, insieme a Crocetta, in quei mesi era intervenuto a Niscemi, durante alcuni comizi, per denunciare come poteri poco trasparenti stessero sostenendo la candidatura di La Rosa. Ma dal caso sollevato da Lumia si è passati rapidamente ad altre parentele ritenute potenzialmente allarmanti. Gli avvocati degli imputati hanno fatto notare che anche nelle liste a sostegno del candidato sindaco Di Martino ci fossero sia parenti di Ficarra, in particolare una nipote, sia parenti di Giancarlo Giugno, e cioè il cognato Massimiliano Amato (non indagato e senza precedenti penali), eletto in consiglio comunale.
Impossibile invece interrogare l’ex governatore Rosario Crocetta, a cui è stata comminata un’ammenda di 300 euro per la mancata presentazione senza avviso. La sua deposizione è stata al momento accantonata (non è stato quindi per ora disposto l’accompagnamento coatto). Nella prossima udienza, fissata per il 3 aprile, parlerà Giancarlo Giugno, ritenuto il boss di Niscemi. Tecnicamente verrà sentito come imputato da procedimento connesso, visto che ha scelto il rito immediato che si terrà il 24 aprile. Giugno ha già rilasciato dichiarazioni utili ai pm per ricostruire il quadro dei rapporti tra politici e Cosa Nostra a Niscemi. Ricostruzioni depositate nel filone del processo che lo vede imputato. Al centro delle sue accuse ci sarebbe soprattutto la figura del gelese Calogero Attardi, ex assessore di La Rosa.