A chiedere le dimissioni sono stati soltanto i cinquestelle. Per il resto, si preferisce attendere le evoluzioni dell'inchiesta. C'è però chi conferma la fiducia: «Non gli chiederei mai di farsi da parte, perché gli riconosco capacità», dichiara Galvagno di Fratelli d'Italia
Caso Savona, tra i deputati prevale il garantismo «Passo indietro? Dipende da sensibilità personale»
È il Parlamento più antico d’Europa. E, a quanto pare, anche il più garantista. Perplessità e dubbi, qualche accenno all’etica politica, ma per il resto in molti tra i deputati regionali non ritengono che Riccardo Savona debba fare un passo indietro rispetto alla guida della commissione Bilancio all’Ars. Qualche giorno fa, quando l’indagine sulle presunte truffe per circa 800mila euro è stata resa nota, era stato il capogruppo pentastellato, Francesco Cappello, a chiedere a Savona di lasciare la carica, definendo la sua presenza al vertice dell’organismo parlamentare «assolutamente inopportuna».
Anche il presidente della commissione Antimafia, Claudio Fava, ritiene che in una situazione di questo tipo sarebbe opportuno «fare un passo di lato, per una questione di tutela delle istituzioni». Il deputato dei Cento Passi ricorda anche il caso di altri due parlamentari, Giuseppe Lupo (Pd) e Stefano Pellegrino (Fi), che a seguito di indagini a loro carico «per ragioni diverse hanno avuto la sensibilità di fare un passo indietro».
Parla di «sensibilità personale» anche Antonello Cracolici (Pd), che ammette che «nei panni di Savona sarei stato portato a fare un passo di lato». Però il deputato dem sottolinea anche che «al momento si conoscono soltanto le notizie apparse sulla stampa. Non ho contezza dell’effettivo coinvolgimento di Savona. Il problema – aggiunge – è sempre lo stesso, cioè chiedersi quale sia il confine tra l’azione giudiziaria, che deve essere portata avanti con indagini più approfondite, e la prosecuzione della propria attività politica o meno. Per questo, al momento, credo che sia una questione di sensibilità personale. A quella mi richiamo e in base a quella, personalmente, come minimo mi autosospenderei. Ma allo stato dell’arte non posso chiedere la stessa sensibilità ad altri».
Bocche cucite, invece, dalle parti del governo, ma anche tra la maggioranza che lo sostiene. Anche se c’è chi, a taccuino rigorosamente chiuso, pur non chiedendo a Savona un passo indietro, aggiunge che «fossi in Musumeci un certo imbarazzo a confermargli la fiducia al vertice della Ccommissione Bilancio lo proverei».
«Certo – sottolinea invece Marianna Caronia (Autonomisti) – se dai cinquestelle verrà formulata una richiesta di dimissioni in termini ufficiali, bisognerà votare. Sinceramente quello che so, l’ho appreso dalla stampa – aggiunge – ma non conosco le carte. Se ritengo che Savona debba fare un passo indietro dalla commissione che presiede è una valutazione che mi riservo di fare non appena la vicenda mi sarà più chiara».
Infine Gaetano Galvagno (Fdi), non soltanto un esponente della maggioranza che sostiene il governo Musumeci all’Ars, ma anche il vicepresidente vicario della commissione guidata da Savona, non nasconde il suo conflitto d’interessi nel prendere posizione: qualora il deputato forzista, infatti, dovesse scegliere la via dell’autosospensione dalla carica, sarebbe proprio Galvagno a succedergli. Però l’esponente del partito guidato da Giorgia Meloni ammette che ci tiene a vivere «in uno Stato garantista, non giustizialista. Non so se in un momento storico così delicato sia opportuno che Savona si faccia da parte, di certo io non lo chiederei mai, perché gli riconosco capacità, conoscenze e competenze che in altri non vedo per guidare una commissione così delicata».