L’avveniristico porto di Palermo tra sogni e realtà Il Comune frena: «Semplicemente irrealizzabile»

«Circolano in questi giorni di vigilia della campagna elettorale per le elezioni europee, immagini di un mega progetto da cinque miliardi di euro per costruire un porto commerciale nella costa sud di Palermo. Una colata di cemento che distruggerebbe il progetto di riqualificazione della nostra costa che sta facendo l’amministrazione comunale». Giusto Catania si è appena insediato e, da neo assessore all’Ambiente, prende subito posizione sulla propria pagina Facebook sul progetto che da alcuni giorni sta facendo ridiscutere la città. A promuoverlo è l’istituto di ricerca Eurispes che, da maggio 2018, vede alla guida del dipartimento Mezzogiorno il politico palermitano di lungo corso Saverio Romano, che in passato è stato anche ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali nel governo Berlusconi IV. 

Quel che si sa di questo progetto non è molto: presentato già una prima volta a luglio 2018 all’Ars – attraverso dei rendering di non eccelsa qualità – con l’obiettivo dichiarato di diventare il più grande hub d’Europa per il traffico merci. I numeri sono faraonici: 435mila posti di lavoro e la possibilità di movimentare 16 milioni di contaiil più grande hub d’Europa per il traffico merci. I numeri sono faraonner l’anno. Il roboante progetto prevede una piattaforma che dovrebbe essere collegata con la costa all’altezza della Bandita, formando con essa una baia larga circa 300 metri e lunga tre chilometri, destinata agli sport acquatici e con 200 posti per le imbarcazioni da diporto in transito. Lungo la baia spazio poi a una spiaggia, in parte libera e in parte attrezzata e a impianti sportivi all’aperto per dieci ettari, un parco urbano sul mare e spazi per il tempo libero con punti ristoro e negozi.

L’idea piace alla Regione Siciliana. L’opera inoltre sarebbe soprattutto strategica per i traffici tra l’Asia e la sponda sud del Mediterraneo. E a ciò si collegherebbe la visita della folta delegazione cinese, capitanata dal presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, che sarà a Palermo il 23 marzo. D’altra parte però l’intenzione dell’autorità portuale sembra un’altra: nel capoluogo siciliano si mira infatti più alla realizzazione di un vero e proprio porto commerciale che attragga le grandi compagnia di crociera (complici i flussi turistici in aumento negli ultimi anni); mentre potrebbe essere Termini Imerese la sede di un porto industriale, considerando anche le strutture già esistenti e la presenza di maestranze qualificate dell’ex stabilimento Fiat.

L’amministrazione Orlando, in parallelo, vede infatti di cattivo occhio il possibile arrivo di un numero enorme di camion e tir che intaserebbero ulteriormente la già difficile mobilità cittadina; e allo stesso tempo spinge affinché sulla costa Sud siano invece realizzati ristoranti, stabilimenti balneari, strutture sportive e perfino una lunga corsia ciclabile che da Sferracavallo arrivi fino al bivio con Ficarazzi. Con la prospettiva, diventata un vero e proprio mantra, di recuperare quello che per anni e fino al sacco di Palermo è stato il mare dei palermitani.

«Questa mega opera è semplicemente irrealizzabile – continua Catania, che vanta pure la fondamentale delega al Piano Regolatore Generale – anche perché incompatibile con la pianificazione della città: il piano di utilizzo del demanio marittimo (Pudm), il piano della mobilità sostenibile (Pums) e il Prg vanno verso un’altra direzione».


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