La mancata acquisizione da parte del gruppo Pessina costruzioni in queste ore crea fibrillazioni nel cantiere del nosocomio. In ballo i pagamenti di alcune mensilità agli operai. «I tempi di consegna potrebbero essere rispettati», spiega Giovanni Pistorio della Cgil
Tecnis, sciopero al San Marco dopo lo stop alla vendita Tra gli scenari l’assegnazione a una cordata campana
Un contatto all’ultima curva che ha fatto sobbalzare dalla sedia chi sperava nella bandiera a scacchi. Ma il taglio del traguardo potrebbe, comunque, non essere del tutto compromesso. Una metafora da gran premio di automobilismo per raccontare l’ultima grana che riguarda il cantiere dell’ospedale San Marco di Catania. Cioè lo sciopero di una trentina di operai della Tecnis, che da ieri mattina hanno incrociato le braccia per protestare contro il mancato pagamento di alcune mensilità.
La mega opera, che secondo le direttive della Regione Sicilia e dell’azienda sanitaria Policlinico dovrebbe essere inaugurata il prossimo 31 marzo – è probabile la presenza della ministra della Sanità, Giulia Grillo – già da anni deve fare i conti con un susseguirsi di ritardi in cui si mischiano vicende societarie e giudiziarie. Cinque anni dopo rispetto al 2014, periodo in cui secondo le previsioni iniziali l’opera doveva essere ultimata, le carte in tavola sono cambiate, e l’azienda vincitrice dell’appalto da oltre 120 milioni di euro è alle prese con una lunga crisi iniziata nel 2015.
A convincere gli operai a fermarsi è stata la mancata aggiudicazione della vendita del colosso delle costruzioni etneo al gruppo Pessina, in tandem con la Amec srl. «Per il mancato avveramento di una condizione da essa posta all’offerta vincolante», ha scritto in una nota il commissario straordinario di Tecnis, Saverio Ruperto. I requisiti posti da Pessina, necessari per il passaggio alla società milanese, prevedevano che le aziende con le quali Tecnis lavora in consorzio in vari appalti, avrebbero dovuto dare la disponibilità a vendere le proprie quote. Lo scenario però non si è concretizzato e il banco è saltato in modo definitivo. Da qui la scelta, immediata, dei lavoratori di incrociare le braccia. «Preoccupati per le prospettive future, nonostante il San Marco non faccia parte degli asset messi in vendita», precisa Nunzio Turrisi, segretario generale della Filca Cisl.
«Sono persone che vivono un forte disagio ma i tempi di consegna potrebbero comunque essere rispettati», spiega a MeridioNews Giovanni Pistorio, sindacalista della Filea Cgil. A mancare all’appello sarebbero le retribuzioni «precedenti alla procedura di vendita». Nello specifico, «circa quattro mensilità». Il prossimo passo per rimettere ogni pedina al proprio posto è già fissato per lunedì prossimo. Quando al ministero dello Sviluppo economico verrà affrontato nuovamente il caso Tecnis. Una delle prospettive potrebbe essere la proposta di assegnazione alla seconda offerta d’acquisto. Quella presentata dalla D’Agostino Spa di Avellino insieme alla Arechi di Salerno.
La Tecnis, colosso delle costruzioni degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, è stata sequestra nel 2016, insieme ad altre aziende, dai militari del Reparto operativo speciale dei carabinieri. «Venuta meno la pericolosità delle aziende», l’anno successivo è stata disposta la restituzione ai vecchi proprietari. In mezzo c’è il lungo lavoro del commissario straordinario Saverio Ruperto. Lo stesso che aveva proceduto all’aggiudicazione provvisoria a Pessina costruzioni. Adesso, nell’attesa di maggiore chiarezza, l’obiettivo è scongiurare l’ipotesi peggiore che equivarrebbe alla messa in liquidazione dell’impresa.