S. M. La Scala, proseguono le ricerche di Enrico Fratello: «L’aiuto della gente ci fa andare avanti»

Una giornata di sole, con temperature quasi estive, animata dalla speranza. Questa è stata l’atmosfera di ieri nella frazione acese di Santa Maria La Scala, dove si cerca di rinvenire il corpo di Enrico Cordella, che da domenica sera risulta disperso in mare, dopo essere stato travolto da un’onda anomala insieme a Lorenzo D’Agata e a Margherita Quattrocchi, i cui corpi senza vita sono stati ritrovati dinnanzi alla costa acese nella mattinata di lunedì: ieri sono stati celebrati i funerali. Del corpo non c’è traccia, ma ieri sono stati ritrovati i vetri della macchina, la sciarpa di Enrico e il giubbino di Margherita. Oggi, intanto, le forze dell’ordine valuteranno se portare avanti le ricerche, la cui continuazione dipende dalle condizioni atmosferiche e da quello che decideranno nelle prossime ore la guardia costiera e il nucleo dei sommozzatori dei vigili del fuoco di Catania, che operano sul posto. «C’è la possibilità che il corpo possa risalire a galla e quindi sarà facile avvistarlo», afferma Diego Parisi, caposquadra dei sommozzatori.

Dalla piazza che dà sul mare, tanti abitanti del borgo osservano le operazioni che stanno conducendo i vigili del fuoco, i sommozzatori, insieme a carabinieri e polizia, che si trovano sul molo di fronte, dove si è consumata la tragedia. Ed è proprio sul porticciolo che trascorrono i minuti di attesa dei parenti di Enrico, che non si perdono d’animo. La giornata di ieri, poi, sembrava avere un barlume di speranza in più, dopo la fiaccolata della sera prima, a cui ha partecipato tutta la comunità. E dopo l’appello lanciato da padre Francesco Mazzoli, parroco della frazione, e da Salvo Cordella, fratello di Enrico, nel tentativo di unire i pescatori della zona. L’istanza è stata estesa ieri a tutti. I pescatori del posto, profondi conoscitori dello specchio marino in cui è avvenuta la tragedia, hanno accolto l’appello. E già a partire dalle sette del mattino si sono mossi con le loro barche per guardare in superficie; mentre dei sub volontari, sempre di Santa Maria la Scala, si sono spinti fino in profondità per andare a guardare sotto il molo o nelle numerose insenature presenti nel fondale. «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho fatto un secondo appello – dice Salvo Cordella a MeridioNews anche per ringraziare chi, in tutti i modi, ci sta dando una mano, anche a livello morale. Questo mi dà la forza per andare avanti e sostenere tutta questa situazione. Noi incrociamo le dita e preghiamo il Signore».

Le ricerche sono andate avanti fino al pomeriggio, ma non hanno portato nessuna novità. Molti pescatori sono convinti che il corpo potrebbe essere vicino ai frangiflutti o tra le tante insenature che presenta il fondale nei pressi del molo. Alcune perlustrazioni si sono spinte anche fino ad Augusta. Mentre altri pescatori non si danno pace. «Abbiamo condotto le ricerche fino al faro di Capo Mulini – racconta uno di loro mentre arena la barca a riva – abbiamo utilizzato degli specchi per guardare il fondo fin dove potevamo, ma sicuramente qui non c’è». Le ore passano, e quella che sembrava una giornata di speranza trascorre tra l’arrivo di due notizie su presunti ritrovamenti. La prima di queste era giunta intorno alle 10.30 della mattinata, e parlava di una sagoma avvistata ad Aci Trezza. Il secondo avvistamento, invece, è stato nella zona della Plaia di Catania. Ma nulla di fatto: Enrico ancora non si trova. Intanto, il molo si affolla sempre di più. 

Su punto dove è caduta l’auto c’è ancora la corona di fiori rimasta dalla fiaccolata di mercoledì. Nel frattempo arriva anche la mamma di Margherita, che nonostante il dolore prova a dare manforte ai familiari di Enrico. In acqua i sommozzatori si danno il cambio, quando le parole dei residenti accompagnano i pescatori di ritorno dalle perlustrazioni. Angelo a Santa Maria la Scala c’è nato, anche se da quando si è sposato abita ad Acireale. «Io sono cresciuto qui, anche noi da piccoli giocavamo con le onde e ai tempi non c’era il molo – commenta con commozione -. Non potrò mai staccarmi da questo posto, vengo ogni giorno nella casa dei miei genitori. A pochi metri dal molo c’è quella che noi chiamiamo “la fossa”, un punto pieno di sabbia e alghe, non escluderei che il corpo possa essere lì».

«Siamo stanchi», dice Salvo, mentre i controlli si sospendono per il pranzo. Il proprietario del bar dove prima della tragedia si sarebbero fermati i ragazzi non nasconde la sua emozione. «Ci stiamo mobilitando tutti, anche mio figlio, che da ieri mattina è fuori con la barca alla ricerca di Enrico». L’attesa prosegue: intorno alle 17 le operazioni di ricerca si fermano. 


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