Unict, occupati i chiostri del Monastero «Non vogliamo pagare per i nostri spazi»

Occupazione dimostrativa del movimento studentesco catanese questa mattina al monastero dei Benedettini, sede dell’ex facoltà di Lettere e Filosofia. Tra studenti che non hanno ben capito cosa stesse accadendo e turisti curiosi, i chiostri inaccessibili per tanto tempo ai comuni mortali sono stati riaperti. Al centro della contestazione il nuovo regolamento e relativo tariffario dell’università di Catania, in riferimento all’utilizzo degli spazi dell’Ateneo: chiunque non ne faccia parte – soggetti pubblici e privati, individuali e collettivi – o anche ne faccia parte ma chieda di utilizzare gli spazi fuori dai normali orari d’apertura dovrà pagare dalle 250 euro per un’aula con meno di 50 posti a 2.000 euro per il chiostro di Levante del magnifico monastero del XVI secolo.

«Il nostro è un atto simbolico nel luogo più costoso dell’Ateneo. Che, con questo regolamento, toglie la dignità di luogo di cultura all’università per confermarla un luogo di mercificazione», afferma Matteo Iannitti del movimento studentesco catanese. La loro non è una contestazione con fini politici, specifica, «perché il problema è l’idea stessa che sta alla base delle nuove regole e che porta con sé numerose contraddizioni e paradossi». Quello che ai ragazzi non va proprio giù è il pagamento richiesto agli studenti «che già pagano tasse salate ogni anno», afferma, per avere degli spazi a loro dedicati.

Una situazione che il movimento ha denunciato già qualche giorno fa quando, in risposta alla richiesta della neonata associazione studentesca Ingegneria Fuori campo di posizionare un banchetto informativo alla Cittadella universitaria, il direttore amministrativo Lucio Maggio ha chiesto 300 euro, il nulla osta dei direttori dei dipartimenti coinvolti, del dirigente dell’area della prevenzione e della sicurezza e la stipula di un’apposita convenzione. Un caso non isolato a pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Richiesta di pagamento, infatti, è stata inoltrata anche per l’organizzazione della tradizionale festa dell’ex facoltà di Fisica. «Ci hanno chiesto 800 euro per i locali, cifra dimezzata quando il dipartimento ha comunicato che si trattava di una cosa interna all’Ateneo. Che però, siccome la festa si terrà fuori orario, prevede comunque un pagamento» spiega Giuliana Barbarino del collettivo Gatti fisici. Una strana situazione, dunque, per cui il dipartimento deve pagare l’università di cui fa parte.

E proprio oggi il rettore dell’ateneo catanese, Antonino Recca, sollecitato dagli studenti affinché dicesse qualcosa in merito, ha diramato un comunicato con il quale specifica: «Gli spazi saranno concessi gratuitamente ogni qualvolta le manifestazioni siano di interesse d’Ateneo o organizzate da associazioni studentesche o sindacali». Ma gli studenti non si fidano: né del Magnifico né del Consiglio d’amministrazione, «perché è interamente nominato dal rettore» dicono. E soprattutto considerano assurdo un simile regolamento. Per questo hanno fatto partire una raccolta di firme, con il sostegno del Coordinamento unico d’Ateneo e della Federazione italiana della conoscenza della Cgil. Ma non solo. L’appuntamento è giorno 16 giugno alle 17 per una grande assemblea ai Benedettini. «Il nostro scopo è fare ritirare il regolamento – conclude Iannitti – Ci faremo sentire».


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Occupazione simbolica nella sede dell'ex facoltà di Lettere e filosofia da parte del movimento studentesco catanese. Al centro della contestazione il nuovo regolamento che prevede un pagamento per l'uso  degli spazi d'ateneo anche da parte degli studenti. Aperture da parte del rettore Recca. Ma i ragazzi non si fidano e raccolgono le firme affinché il regolamento, definito «lesivo della democrazia», venga ritirato

Occupazione simbolica nella sede dell'ex facoltà di Lettere e filosofia da parte del movimento studentesco catanese. Al centro della contestazione il nuovo regolamento che prevede un pagamento per l'uso  degli spazi d'ateneo anche da parte degli studenti. Aperture da parte del rettore Recca. Ma i ragazzi non si fidano e raccolgono le firme affinché il regolamento, definito «lesivo della democrazia», venga ritirato

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