La traiettoria beffarda con cui il neo-entrato Tremolada ha ingannato Brignoli nei minuti di recupero è stata una doccia gelata per i rosanero che avrebbero meritato di vincere per il numero di occasioni create e il volume di gioco sviluppato
Palermo ostacolato da sfortuna e cabala Il pari col Brescia ha il sapore della beffa
In una partita molto spesso sono determinanti gli episodi. Sarà anche una frase fatta, una delle tante presenti nelle pagine del vocabolario calcistico, ma guardando Palermo-Brescia di ieri sera non si può dire che questa frase non abbia un fondamento di verità. Solo per un episodio, frutto peraltro della casualità, i lombardi sono usciti dal Barbera con un risultato positivo. Solo un episodio avrebbe potuto modificare in extremis un copione che i rosanero, ad un passo dalla conquista dei tre punti, stavano recitando senza sbavature. Il calcio, a volte, disegna traiettorie imprevedibili. Proprio come la parabola beffarda con la quale Tremolada, entrato al 39’ del secondo tempo al posto di Cistana, ha ingannato Brignoli a tempo scaduto. Il cross per Torregrossa del numero 32 delle Rondinelle è finito in rete sotto il sette con la complicità del vento ma anche dell’errore di valutazione commesso dal portiere. Ed è curioso che il protagonista in un certo senso in negativo in casa rosanero sia quello che sabato scorso a Perugia si era distinto come uno dei migliori in campo al culmine di una prestazione impreziosita da un rigore parato.
L’errore di ieri non è da matita blu – giusto puntualizzarlo – ma è anche vero che senza l’indecisione dell’estremo difensore, esposto per indole a situazioni come quelle di ieri sera come dimostra il gol del momentaneo 1-1 realizzato da Strefezza lo scorso 31 agosto nel match Palermo-Cremonese, il Brescia non avrebbe pareggiato. E gli uomini di Stellone avrebbero portato a casa meritatamente la vittoria. Anche il gol del neo-entrato Nestorovski (colpo di testa vincente al 79′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto dal connazionale Trajkovski) in relazione all’imprevedibilità di un calcio piazzato rientra nella categoria degli episodi ma, a differenza dell’acuto vincente degli ospiti – un acuto isolato nell’ambito di una prova priva di sussulti – la circostanza favorevole coincisa con la marcatura del numero 30 rosanero, autore del settimo gol in questo campionato e tornato in campo dopo due mesi in seguito all’infortunio al polpaccio sinistro rimediato a metà dicembre, i padroni di casa l’hanno fortemente voluta. Cercandola con grinta e caparbietà. Basta dire che la squadra con il migliore attacco del campionato, al netto tuttavia del forfait last-minute del bomber Donnarumma rimasto in panchina per un infortunio muscolare, non ha in pratica tirato in porta per rendersi conto dell’andamento della gara e per comprendere lo stato d’animo degli addetti ai lavori rosanero. Costretti a masticare amaro per un pari dal sapore di beffa e per non avere ottenuto una vittoria che, anche se non è ancora tempo di verdetti, avrebbe dato una spinta notevole soprattutto dal punto di vista psicologico.
Nonostante la delusione per il mancato sorpasso in vetta alla classifica, resta in casa rosanero la soddisfazione di avere visto un Palermo brillante e autoritario contro la prima della classe. Un Palermo in grado di costruire diverse occasioni da rete (spiccano un tiro di sinistro di poco a lato di Haas nel primo tempo e l’incrocio dei pali colpito nella ripresa da Falletti con un potente destro da posizione defilata) e penalizzato solo dal risultato che non ha premiato chi, in campo, aveva cercato il successo con maggiore intensità e determinazione. E ci sarà un motivo per cui al triplice fischio dell’arbitro i tifosi sugli spalti (al Barbera, in virtù dei 22.239 spettatori di ieri, è stato registrato il record stagionale di presenze sia in casa Palermo sia, al momento, in questo campionato di serie B) hanno applaudito la squadra con convinzione. La gente, che ieri ha sostenuto la compagine di Stellone con grande calore, nonostante un mezzo passo falso che certifica un andamento lento tra le mura amiche (una sola vittoria nelle ultime sei gare interne) ha riconosciuto il fatto che i rosanero hanno dato tutto ciò che avevano e ha apprezzato lo spirito mostrato dal gruppo per tutta la durata dell’incontro. Interpretato bene da tutti (sugli scudi gli elementi della cerniera a tre di centrocampo abili a coniugare quantità e qualità) e affrontato con l’atteggiamento giusto.
Peccato solo per la mancata vittoria. Il Palermo ci ha provato e ha poco o nulla da rimproverarsi ma ha trovato davanti a sé una strada con diversi ostacoli. Riconducibili in questo caso più ai capricci della dea bendata e alle insidie della cabala piuttosto che alle capacità dell’avversario o ad aspetti di natura psicologica dopo, oltretutto, la schiarita sul fronte societario e i segnali relativi al pagamento degli stipendi. Cabala? A volte è difficile trovare le energie per invertire determinati trend e neutralizzare fluidi particolari come quello che consente al grande ex di turno Corini (applaudito quando è sceso dal pullman prima del match e al momento della lettura delle formazioni da parte dello speaker) di mantenere l’imbattibilità contro il Palermo o quello che in questa stagione ha impedito finora ai rosanero di vincere di venerdì.