Entro questa settimana i venti Comuni dell'ente devono votare una terna da proporre all'unanimità al governatore. Servono, stando a un primo accordo, un sindaco, un ex amministratore locale e un tecnico. Ma l'ultima parola sulla nomina l'avrà il presidente
Parco Etna, contesa sindaci sul trio per Musumeci Caputo nome forte. Pure D’Agate vuole presidenza
Un sindaco, un ex amministratore e un tecnico. Il futuro presidente del parco dell’Etna, come chiesto dal governatore Nello Musumeci, deve venire fuori da una terna di nomi proposti dai venti Comuni i cui singoli identikit, stando al primo accordo fra gli amministratori, aderiscano a tali profili. Così i sindaci dei venti territori che ricadono all’interno del parco dovranno fare quadrato e decidere insieme. Ieri mattina, a Nicolosi, si sono riuniti informalmente dieci primi cittadini (Belpasso, Pedara, Nicolosi, Santa Maria di Licodia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Randazzo, Maletto, Adrano e Ragalna) e hanno iniziato a tentare l’impostazione di una linea condivisa. L’unico nome che pare essersi fatto strada sul tavolo, per il momento, è quello peraltro già nell’aria di Carlo Caputo: ex sindaco di Belpasso fino a giugno dello scorso anno e politicamente legato al governatore. Tra chi è attualmente in carica, invece, sembra essersi fatto il nome di Angelo D’Agate, attuale primo cittadino di Adrano, che ha confermato la propria disponibilità a fare parte della terna.
La decisione definitiva dovrebbe esser presa venerdì prossimo, nel corso dell’assemblea del Parco dell’Etna, chiamata ad approvare anche il documento di programmazione dell’Ente. I sindaci, fin dall’avvio del commissariamento, hanno sempre sostenuto la necessità che il nome del capo del Parco non fosse «calato dall’alto», ma venisse invece scelto in piena concertazione con gli attori presenti sul territorio. Nello Musumeci, dal canto suo, era stato poi chiarissimo e aveva aperto a una proposta di nomi, scelti all’unanimità entro il 15 gennaio, tra i quali selezionare il futuro vertice dell’ente parco. I tempi adesso stringono e quello che è necessario, secondo il presidente della Regione Siciliana, è uscire dal commissariamento che ormai dura da un anno e procedere a un riordino normativo, in grado di superare innanzitutto i conflitti di competenze.
Il governatore ha quindi fatto riferimento all’idea di un’authority, una sorta di regia unica per le varie problematiche del territorio etneo. «Tra noi sindaci c’è stato un clima disteso e di massima disponibilità», garantisce Salvatore Mastroianni, sindaco di Santa Maria di Licodia. Il belpassese Daniele Motta, dal canto suo, conferma che sul piatto è finito il nome del suo predecessore Caputo. Della cui possibile nomina si parla ormai da quasi un anno. Da prima, cioè, della fine anticipata del mandato della ex presidente Marisa Mazzaglia. «Confermo di avere dato la mia disponibilità – spiega per altro verso a MeridioNews anche il sindaco adranita Angelo D’Agate – Non è affatto detto, però, che sul mio nome si trovi l’accordo tra tutti i colleghi sindaci». Certo è che «Nel Parco dell’Etna e nelle sue potenzialità ci credo, così come la mia parte di territorio, nell’ultimo periodo, penso sia stata trascurata». Il tempo dell’attesa, comunque, dovrebbe terminare a breve.