Corteo e manifestazioni in memoria di Pippo Fava Tensioni per la presenza dell’assessore della Lega

In piazza contro la mafia al fianco di Giuseppe Fava. Il 5 gennaio a Catania è la giornata dedicata alla commemorazione del giornalista ucciso da Cosa nostra nel 1984. In occasione del 35esimo anniversario, I Siciliani giovani hanno organizzato una giornata ricca di appuntamenti iniziata in mattinata con una colazione sociale al Giardino di Scidà, il bene confiscato alla mafia in via Randazzo. Prima dell’appuntamento per il premio organizzato dalla fondazione Giuseppe Fava al teatro Verga (durante il quale è stato premiato il giornalista Giovanni Maria Bellu) nel pomeriggio un corteo è partito da piazza Roma per dirigersi al presidio alla lapide in via Fava. Il sexy shop accanto alla lastra in memoria del cronista de I Siciliani, per l’occasione, ha coperto l’insegna con dei fogli di giornale.

Davanti alla lapide dove sono stati posati dei fiori gialli, c’era l’assessora alla Cultura Barbara Mirabella in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Tra i presenti anche Rosario D’Agata, l’ex assessore della giunta guidata dall’allora sindaco Enzo Bianco e anche il primo cittadino di Misterbianco, Nino Di Guardo.

Malumori e momenti di tensione si sono registrati durante il corteo a cui avevano aderito circa 35 associazioni attive nel sociale e nella politica sul territorio etneo. «Abbiamo colto come una provocazione inutile la presenza del leghista Fabio Cantarella in piazza», dice a MeridioNews Matteo Iannitti che oltre a essere un collaboratore de I Siciliani Giovani è anche membro del movimento politico Catania Bene Comune. La partecipazione dell’assessore ai Rifiuti della giunta di Salvo Pogliese e uomo della Lega Nord di Matteo Salvini in Sicilia, secondo gli organizzatori avrebbe stonato con una «manifestazione che voleva anche essere di forte incoraggiamento alle azioni dei sindaci Leoluca Orlando (di Palermo, ndr) e Luigi De Magistris (di Napoli, ndr) che si sono messi in prima linea per l’accoglienza dei migranti e contro il decreto sicurezza», spiega Iannitti che, insieme ad altri organizzatori, ha invitato l’assessore ad abbandonare il corteo e recarsi direttamente in via Fava perché «la manifestazione era contraria a qualsiasi presenza di questa amministrazione comunale e soprattutto di partiti di governo che stanno fomentando politiche razziste e discriminatorie». 

Gli animi si sono scaldati al punto che è stato necessario l’intervento degli uomini della Digos che hanno cinturato Fabio Cantarella per il resto del corteo. L’assessore ha seguito il corteo in disparte e lateralmente. «Ma perché, Pippo Fava è di sinistra? – si chiede il leghista contattato telefonicamente – Al di là delle logiche partitiche della politica, io sono andato alla manifestazione da uomo libero, senza alcuna bandiera. Sin da subito, sono stato insultato e minacciato da alcuni soggetti che non conosco. Domani andrò in questura – prosegue – per identificarli e denunciarli». Durante il corteo si sono alzati anche alcuni cori contro il razzismo «e anche contro Matteo Salvini e contro la mia persona – aggiunge l’assessore – mentre io credo che una manifestazione in memoria di un giornalista ucciso dalla mafia debba unire senza colori politici. Quale messaggio di legalità hanno veicolato queste persone avvicinandosi a me con fare minaccioso e chiedendo il mio allontanamento? Non sono andato via – conclude – perché così facendo nemmeno io avrei onorato la memoria di Pippo Fava». 

Dal palco del premio al teatro Verga, Claudio Fava – figlio del cronista ucciso e presidente della commissione regionale antimafia – ha annunciato che questo è l’ultimo anno in cui sarà presente alla commemorazione del 5 gennaio a Catania. Un discorso centrato sulla credibilità dell’antimafia che «nessuno dovrebbe usare come carta identità. Dopo 35 anni – ha aggiunto – è arrivato il momento di liberarsi di questa cosa affinché la memoria di Pippo Fava sia collettiva». Parole dette più come familiare di una vittima di mafia che non come persona politica. «I morti devono lasciare in pace i vivi e i vivi devono lasciare i morti nella loro pace», ha concluso Claudio Fava.


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