La scadenza per la consegna dei verbali per la fase di ricognizione è stata fissata per il 12 gennaio. Intanto procedono i sopralluoghi nelle parrocchie colpite dal terremoto della notte di santo Stefano. Oggi incontro con il presidente Musumeci. Guarda le foto
Pennisi, ipotesi demolizione sagrestia della chiesa «C’è rischio che crolli». Il punto sugli edifici sacri
«Stiamo valutando la demolizione di una parte del saloncino della sagrestia della chiesa perché c’è il rischio che possa crollare». Questo è emerso dal sopralluogo di accertamento che è stato fatto questa mattina nella chiesa di Pennisi (frazione di Acireale), dichiarata inagibile dopo il terremoto che ha colpito i territori alle pendici dell’Etna nella notte di santo Stefano. Dopo il controllo da parte di vigili del fuoco, protezione civile, uffici tecnici del Comune e le figure incaricate da curie o rettori, si sta redigendo il verbale con la conta dei danni. Intanto, le prime immagini mostrano i calcinacci che il sisma ha lasciato all’interno della chiesa, nella navata tra i banchi.
«Dal sopralluogo di oggi è emerso che i danni strutturali importanti riguardano la sagrestia. Per questo – conferma a MeridioNews l’assessore acese Salvo Pirrone – si sta valutando l’ipotesi della demolizione perché c’è il pericolo che si verifichino dei crolli su via Caccamo». La chiusura al traffico della strada all’indomani del sisma sta creando disagi alla viabilità verso Zafferana Etnea. «È necessario – aggiunge Pirrone – intervenire presto con la messa in sicurezza della parte sommitale del campanile che è crollato la notte del sisma». Nella struttura della chiesa, invece, non risultano esserci danni di grave entità. «Non sono strutturali e riguardano per lo più gli stucchi e gli incannucciati che creano le volte», rassicura l’assessore.
Intanto questa mattina, nel palazzo della Regione a Catania, si è tenuto l’incontro per il recupero delle chiese delle zone terremotate. Il presidente Nello Musumeci ha incontrato per fare il punto i rappresentanti delle diocesi di Catania e di Acireale, il capo della protezione civile regionale Calogero Foti, quello etneo Giovanni Spampinato, la soprintendente Rosalba Panvini, il capo del Genio civile Natale Zuccarello, i rappresentanti della prefettura, il comandante provinciale dei vigili del fuoco e i sindaci di Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale e Santa Venerina. Presente anche il vescovo di Acireale, monsignor Antonino Raspanti.
«Le schede e i verbali della fase di ricognizione per stabilire le condizioni di partenza e le somme economiche necessarie per cominciare la fase attiva dovranno essere redatte e consegnate entro il 12 gennaio», spiega il capo della protezione civile regionale Calogero Foti. Ancora una settimana di tempo a disposizione, in pratica, prima della scadenza per consegnare i risultati di tutti gli accertamenti sugli istituti di culto colpiti dal sisma, con l’indicazione anche dell’ammontare delle risorse che occorrono a ogni parrocchia.
Di queste, una parte arriverà con i contributi statali previsti dopo avere dichiarato lo stato di calamità, mentre il vescovo di Catania ha preso l’impegno di portare al tavolo del prossimo consiglio dei vescovi (che dovrebbe tenersi a metà gennaio) l’istanza per lo stanziamento di fondi per le chiese terremotate. Anche dalla Cei si avrà la possibilità di avere alcune somme in base a una polizza catastrofale nazionale stipulata lo scorso anno tra la Cattolica assicurazioni di Verona e la Conferenza episcopale italiana che potrebbe essere applicata per la prima volta, tenendo comunque conto di massimali e franchigie. «Al momento è difficile fare delle stime complessive perché la situazione è in continua evoluzione – dicono dalla diocesi di Catania – Per esempio nella chiesa madre di Zafferana che, in un primo momento, non sembrava presentare dei danni, adesso si sono presentate delle crepe». Per la mattinata di domani, intanto, è previsto un incontro con la soprintendenza e la protezione civile a Fleri dove a essere coinvolte sono sia la chiesa vecchia che quella nuova per un ammontare di danni che, almeno secondo una primissima stima, si aggira intorno ai due milioni di euro.