Pezzi da ‘90, amarcord in musica I tormentoni trash? Meglio le cover

Sono cresciuto negli anni in cui Fiorello presentava il Festivalbar, nei negozi di dischi la compilation più venduta era Hit mania e le radio italiane riempivano i palinsesti di musica dance, unico genere che riuscivamo ad esportare. La colonna sonora delle mie giornate la selezionavano speaker e deejay di radio più o meno famose, il grunge non sapevo cosa fosse, il britpop non arrivava alle mie orecchie. Non avevo internet, ai tempi giocavo a pallone, e quindi non potevo scaricare musica. Ascoltavo quello che passava il convento, cioè quello che passavano le radio.

Sono stato un adolescente negli anni Novanta, sono cresciuto ascoltando The color inside dei Tipical, Hanno ucciso l’uomo ragno degli 883 e Mare mare di Luca Carboni. Ricordo bene queste canzoni, anche se onestamente non è musica di cui vado particolarmente fiero. Per capirci, è una di quelle cose che non racconto al primo appuntamento con una ragazza.

Nonostante siano canzoni di cui mi vergogno un po’, se per caso mi capita di ascoltarle in radio, o quando entro nel locale sbagliato, spontaneamente mi viene di cantarle. E mi è anche capitato, complice qualche bicchiere di troppo, di intonare Vamos a bailar 50 special durante qualche festa di compleanno. Insomma, i successi degli anni Novanta sono una parte di me che per pudore cerco di nascondere.

Per fortuna, però, nell’agosto del 2011 l’etichetta discografica Garrincha dischi propose a ventisei artisti italiani di risuonare, con una buona dose di ironia, i tormentoni degli anni Novanta. Prese così forma il Cantanovanta, doppia compilation con ventiquattro cover in download gratuito. Garrincha, dal 2008, produce musicisti italiani, una dozzina di gruppi che suonano in lungo e in largo per l’Italia ma che stanno lontano dagli Amici di Maria, dai reality musicali e da Sanremo. Ha all’attivo diverse compilation, oltre al Cantanovanta, ha pubblicato Il natale non è reale e il Calendisco.

Nel Cantanovanta si può sentire 33ore reinterpretare Scatman’s world come fosse una canzone di Bob Dylan, gli Jang Senato che suonano Vattene amore in chiave bossanova e i Le-li che cantano Barbie girl come se fosse uscita negli anni Cinquanta. La compilation ha avuto da subito un gran successo e mi ha permesso di tornare a cantare la musica della mia adolescenza senza vergognarmene.

Dopo aver ascoltato per decine di volte L’Orso che canta Serenata rap ho pensato che sarebbe stato bello farne un format radiofonico, l’avrei chiamato Pezzi da ’90. Ho acceso il mixer, scritto la prima puntata e dopo averla registrata l’ho inviata allo staff di Garrincha che si è subito mostrato entusiasta. Dopo è arrivata anche la collaborazione con Raduni, l’associazione delle emittenti universitarie italiane, e quattro radio hanno deciso di ritrasmettere il mini-format che inizialmente avevo pensato solo per il web. A febbraio scorso il primo dei dodici episodi di Pezzi da ‘90 è stato trasmesso su RadiophonicaFanUcampus e Radio bue.

Tutte le puntate sono riascoltabili sul blog della trasmissione, dove è possibile conoscere anche gli orari di messa in onda nelle diverse radio. In attesa della seconda edizione di Pezzi da ’90, tra tutte qual è la cover che preferite? Io non ho ancora deciso ma sul podio salgono Attenti al lupo, Vattene amore e Scatman’s world.

 

Ascolta una selezione delle cover migliori

 

[Foto di dottavi]


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