Forse l'occhio vigile del prete può rappresentare l'incentivo giusto per invogliare i catanesi a differenziare i rifiuti? È una delle speranze di Palazzo degli elefanti, che ha inviato alla Regione il suo programma. «È insufficiente», dice però Salvatore Cocina
Obiettivo differenziata al 30%, il piano del Comune La svolta sperata deve arrivare da ospedali e chiese
Zona industriale, villaggi a mare, ospedali e perfino chiese. Il Comune di Catania spera di evitare di essere commissariato per il modo in cui vengono raccolti i rifiuti. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha parlato chiaro: bisogna arrivare al 30 per cento di raccolta differenziata, altrimenti invierà i suoi uomini a decidere al posto di sindaci e assessori. E Palazzo degli elefanti è corso ai ripari, preparando un cronoprogramma col quale spera di riuscire nell’obiettivo che finora può considerarsi ampiamente fallito: ridurre il quantitativo di spazzatura da conferire in discarica, coinvolgendo i cittadini in una sistema di raccolta dei rifiuti che funzioni. La timeline predisposta negli uffici dell’Ecologia di via Pulvirenti è ottimista e prevede, tra le altre cose, un esercito di volontari che accettino di fare da vigilantes «nell’ambito della difesa dell’ambiente e del territorio». Il tutto nella speranza, messa nero su bianco e girata a Musumeci, che la gara settennale venga bandita entro dicembre e il nuovo appalto affidato nel mese di febbraio 2019. Un tempo brevissimo, se si considera che finora niente che avesse a che fare col maxi-bando è andato per il verso giusto.
Tra le prossime attività che il Comune pensa di mettere in atto, c’è intanto la scelta di limitare gli orari di conferimento dei rifiuti. Di tutti i rifiuti, compresi quelli differenziati che (con l’eccezione dell’organico) per il momento possono essere gettati nel cassonetto per tutta la giornata. Si vocifera che la prossima ordinanza a firma del sindaco Salvo Pogliese riguardi proprio questo aspetto: coi sacchetti si può scendere in strada solo dalle 19 in poi, per facilitare il giro di vite sui cittadini sporcaccioni a cui la Dusty, la ditta che si è aggiudicata la gara ponte, attribuisce la maggior parte dei disservizi. Con solo questo strumento, però, l’obiettivo 30 per cento rimane ancora un miraggio lontano. E all’Ecologia lo sanno tutti. «Non abbiamo altra scelta, dobbiamo arrivarci per forza», è il fil rouge che ripete un funzionario dopo l’altro.
Così le previsioni vanno oltre: avvio della raccolta differenziata alla zona industriale e nei villaggi a mare (zona Sud della città), oltre che incremento del servizio negli ospedali Vittorio Emanuele, Garibaldi e Cannizzaro. Il tutto entro dicembre 2018. A gennaio 2019 saranno 155 parrocchie del territorio comunale a diventare punti di conferimento, nella speranza che almeno sotto lo sguardo vigile del prete i catanesi scelgano di separare plastica, alluminio, vetro e carta. Più o meno in coincidenza con l’avvio della gara d’appalto settennale, tra febbraio e marzo 2019, dovrebbe partire una nuova sperimentazione del porta a porta in due quartieri della città: Monte Po e Feudo grande (per intenderci, la zona tra viale Giuseppe Lainò e la circonvallazione di Catania, all’altezza di viale Ulisse), coinvolgendo un totale di poco meno di ottomila abitanti. Discorso a parte vale poi per gli uffici comunali, le scuole pubbliche e l’università degli studi di Catania: lì si dovrebbe avviare un progetto straordinario di raccolta della carta e del cartone (che raggiungerebbe circa 29mila alunni e coinvolgerebbe 220 diramazioni del municipio), a cui bisognerebbe aggiungerne un altro rivolto a duemila attività commerciali del centro storico cittadino. E questo a partire da dicembre.
Paragrafo a parte merita la gara settennale: la rivoluzione dovrebbe cominciare, da marzo 2019, a Picanello e Ognina, nella seconda circoscrizione, includendo anche viale Africa. Ancora una volta, però, si procederà per step. Cioè sei micro-passaggi che, a luglio 2019, dovrebbero portare il porta a porta nell’interezza dei due quartieri. Il tutto considerando che l’obiettivo sembra essere sempre lo stesso: fare arrivare il porta a porta all’intero territorio comunale. Sempre nel cronoprogramma, poi, si parla della riqualificazione dell’autoparco di Pantano d’Arci, ormai chiuso perché Palazzo degli elefanti la raccolta della spazzatura non la fa più. Nello spiazzo alla zona industriale dovrebbero nascere due nuove isole ecologiche, da realizzare – entro luglio 2019 – coi soldi della Regione Siciliana.
Un piano dei sogni che dovrà essere realizzato da Dusty, finché ci sarà, e dalla eventuale nuova ditta che si aggiudicherà la raccolta dei rifiuti per i prossimi sette anni. «È comunque insufficiente», taglia corto l’ingegnere Salvatore Cocina, che da Palermo si occupa di vigilare sulla corretta gestione della spazzatura da parte dei Comuni isolani. «Entro 90 giorni dall’eventuale approvazione di questo piano – spiega Cocina – i Comuni dovranno raggiungere il 30 per cento di differenziata». Palazzo degli elefanti ha previsto il 34 per cento entro giugno 2019, un margine che potrebbe rivelarsi troppo risicato. «Bisognerebbe concentrarsi sulle attività nei quartieri, portare lì la differenziata a livelli altissimi e, in questo modo, aiutare la media comunale – continua l’esperto, che con Palazzo degli elefanti ha un rapporto tormentato – Se il cronoprogramma non sarà approvato dalla Regione, partirà il commissariamento». E se il cronoprogramma venisse approvato e non rispettato? «Lo scenario è lo stesso». Ma 90 giorni per arrivare al 30 per cento, partendo dal sette per cento, sono sufficienti? «Ci sono Comuni che, in meno tempo, sono arrivati al 70».