Catania città aperta, laboratorio politico Valter Rizzo: «Io sindaco? Sono disponibile»

«Nella nostra città si è sempre detto “Ma u sai ca si bravo? Vai avanti tu che poi ti seguo”». E invece stavolta un gruppo di cittadini ha deciso di metterci la faccia, riunendosi nel laboratorio politico Catania città aperta. Il movimento verrà presentato domani alle 10.30 durante una conferenza stampa all’aria aperta, sulla scalinata di piazza Dante. Il primo incontro è previsto invece per l’indomani, mercoledì 29 febbraio alle 17, all’auditorium dell’ex Monastero dei Benedettini con la presenza di Antonio Ingroia. Quello del magistrato non è l’unico nome noto che ha deciso di appoggiare il laboratorio: tra i primi firmatari c’è anche Leo Gullotta, protagonista di un video spot. Due volti noti insieme a docenti, avvocati e qualche giovane, riuniti per discutere di politiche pubbliche, legalità, democrazia e possibilità di cambiamento per la città. «Perché siamo convinti che Catania e i catanesi siano migliori della classe politica che li governa», spiega Valter Rizzo, 52 anni, giornalista catanese tra i primi firmatari.

Le elezioni, nel capoluogo etneo, non sono più un buon termometro. «Ormai non si vota più in base all’idealità ma al ritorno personale che se ne può avere – continua Rizzo – ed è normale se pensiamo che i candidati non sono scelti in base alle idee e al merito, ma solo secondo le logiche paramassoniche delle consorterie che governano questa città». L’esigenza è quindi quella di un «nuovo modo di rapportarsi alla politica», dove Catania non sia più «laboratorio di esperimenti come il sacco edilizio» ma il motore di un’azione collettiva e attiva. «Io non voglio una città amministrata come un condominio – spiega – Io voglio essere azionista di Catania». Senza derive antipolitiche e antipartitiche.

On line circola già una bozza di manifesto del laboratorio. «Forse penalizzata da un forte intellettualismo – fa autocritica Rizzo in qualità di membro – Questi incontri saranno però l’occasione per tradurre il tutto in esempi pratici». Come il primo punto: la priorità delle politiche pubbliche. Tradotto, per il giornalista, significa attenzione alla mobilità con il potenziamento dei mezzi pubblici e la chiusura del centro storico alle auto. «Non è più possibile decidere dove fare un parcheggio in base agli interessi di chi lo realizza – spiega – E poi Catania è ormai l’unica grande città civile senza zona a traffico limitato». Accorgimenti che aiuterebbero anche l’economia locale. «Se si uscisse dalla logica del bottegaio che misura la sua importanza dal numero di auto in terza fila davanti alla vetrina, si capirebbe che la gente va nei centri commerciali perché sono più comodi e si trova subito parcheggio. Il centro cittadino chiuso al traffico, quindi, gioverebbe a tutti».

Secondo punto, la legalità. «Le manifestazioni antimafia, la lotta ai piccoli commercianti abusivi, le iniziative per pochi eletti che vanno a Librino con il fare dei colonizzatori civili sono tutte operazioni ipocrite e di facciata – commenta Rizzo – Perché non partiamo dalla testa? Perché non parliamo dello scempio di Corso dei Martiri?». L’idea di fondo è sempre la stessa: esigere un’amministrazione comunale che «faccia l’interesse dei cittadini e non dei soliti potenti che gestiscono questa città come un feudo». Un’autocoscienza dei catanesi che per il giornalista passa anche attraverso l’informazione e – come recita il terzo punto del manifesto di Catania città aperta – la democrazia permanente. «Che non sono certo quelle quattro domande orchestrate rivolte a Raffaele Stancanelli ad Antenna Sicilia», attacca Valter Rizzo. Secondo il cronista servono dialogo costante e ascolto da parte delle municipalità, «che non possono limitarsi al disbrigo pratiche, rendendo i cittadini vittime di un sistema che non conoscono».

Un programma dai cittadini per i cittadini. Un tentativo che si era già fatto a Catania, incarnato alle scorse elezioni amministrative nella candidatura a sindaco di Toti Domina da parte della società civile. Un esperimento però fallito. «Con tutta la stima per Domina, che è un onest’uomo, non si può paracadutare qualcuno a fare la Madonna pellegrina. A Catania serve un personaggio con una capacità di contrapposizione seria. La politica non s’improvvisa», commenta Rizzo. Che, formatosi politicamente nel Pci, ne sa qualcosa. E infatti è proprio di una sua prossima candidatura a primo cittadino etneo che si vocifera in città. «Ma di chi? Mia? No, io ho il mio lavoro, faccio il giornalista», smentisce. Per poi aggiungere: «Se ci sarà un processo politico che porterà alla composizione di una proposta seria ci si può pensare». «Tutti dobbiamo essere disponibili a sporcarci le mani nel ruolo che ci viene richiesto – conclude – Adesso tocca ai cittadini».

[Foto di manfrys]


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