Il suo nome rimarrà sempre legato alla vittoria per 2-0 sull'Inter di Herrera. Domenica scorsa è scomparso un altro componente dell'indimenticabile squadra degli anni Sessanta. Classe 1935, l'ala destra ha disputato due stagioni in A fra gli etnei
Addio a Mario Castellazzi, eroe del «Clamoroso al Cibali» Pilastro del primo grande Catania, in campo fra ’60 e ’62
Un altro importante capitolo della storia rossazzurra si chiude. Mario Castellazzi, nato a Finale Emilia il 9 novembre del 1935, è morto domenica scorsa a La Spezia, città in cui ha giocato per quattro anni e che, di fatto, ha finito per adottarlo. Castellazzi, di professione ala destra, è sicuramente uno dei calciatori ai quali i tifosi rossazzurri di vecchia data sono maggiormente legati: il biennio ’60-’62, coinciso con la prima ascesa in A del Catania, è infatti costellato da risultati straordinari, culminati con due ottavi posti consecutivi. L’entusiasmo era alle stelle e quella squadra, costruita con sagacia dal presidente dell’epoca Ignazio Marcoccio, contava tra le sue fila ottimi giocatori.
Castellazzi era senza ombra di dubbio uno di questi. Sono 51 le sue presenze nella massima serie con la casacca rossazzurra, condite da otto reti. Inutile dire che la più importante, ormai tramandata ai posteri ed entrata nella leggenda di questo gioco, è quella del temporaneo 1-0 segnata contro l’Inter di Helenio Herrera. Il tempo ci riporta al 4 giugno del 1961, i nerazzurri erano ancora in corsa per il titolo di campioni d’Italia, nel più classico dei testa a testa contro la Juventus: a due giornate dalla fine, l’unico risultato per continuare a crederci era la vittoria. I giocatori rossazzurri, però, non avevano dimenticato quanto successo all’andata a Milano: strapazzati dall’Inter per 5-0 (con ben quattro autoreti), cominciò a girare la voce secondo la quale l’allenatore interista Herrera avesse definito i calciatori avversari postelegrafonici.
Una beffa non digerita dalla squadra guidata da Carmelo Di Bella che, quindi, attese tutto un girone per potersi prendere la gustosa rivincita. La partita di ritorno è, senza dubbio alcuno, una delle più importanti nella storia del Catania. Furono i giocatori stessi, come confermato successivamente dal compianto Giorgio Michelotti, a preparare quella partita, estromettendo allenatore e dirigenti. Il risultato è stato un trionfo: 2-0 a quella che sarebbe diventata la grande Inter, con i giocatori avversari frastornati e gli olè del pubblico a ogni passaggio riuscito da parte dei rossazzurri. L’1-0, arrivato al 25′, lo siglò proprio Castellazzi: su calcio d’angolo da destra, lo svedese Lindskog provò a spazzare un pallone finito sui piedi dell’ala destra ligure che, senza pensarci un attimo, scoccò una conclusione violenta e precisa sotto la traversa.
L’inizio di un trionfo, completato poi dal raddoppio di Salvador Calvanese arrivato al 75′. Una partita entrata nella leggenda anche grazie al «Clamoroso al Cibali» che, stando ai racconti dell’epoca, il radiocronista Sandro Ciotti avrebbe pronunciato durante uno dei collegamenti dallo stadio catanese. Per Mario Castellazzi quella giornata è stata, probabilmente, l’apogeo della carriera: i due anni di Catania sono stati infatti gli ultimi per lui in Serie A. La sua trafila, dopo la Sicilia, è proseguita a Livorno, Pistoia e Spezia, dove ha definitivamente appeso le scarpette al chiodo. L’ex calciatore si è poi fermato nella città ligure, come opinionista tv e grande tifoso della squadra locale. «Castellazzi – ha scritto in una nota di cordoglio lo Spezia Calcio – lascia un vuoto incolmabile in chiunque abbia avuto modo di conoscerlo e apprezzarne spirito e amore incondizionato per la maglia bianca»