Dal 29 agosto sono tanti gli aspiranti nuovi universitari che si cimentano con il numero chiuso dei corsi di laurea. C'è chi ha partecipato ai corsi gratuiti di preparazione organizzati dall'Udu, il sindacato studentesco. MeridioNews li ha incontrati: ciascuno con la propria storia, ma con le idee molto chiare
Università, al via test d’accesso tra ansie e speranze «Costi elevati, ma per fortuna abbiamo un piano B»
Sono appena cominciati, e andranno avanti fino a metà settembre. I test d’ingresso all’università di Palermo coinvolgono nuovamente migliaia di aspiranti universitari. Almeno 12mila secondo le stime, anche se i posti disponibili sono poco più della metà. Solo un corso di laurea su tre non prevede il numero chiuso, e dunque per molti studenti l’estate ha significato poco mare e tanto studio. Alcuni di essi, poi, hanno partecipato in Aula Zero (presso Ingegneria) ai corsi gratuiti di preparazione ai test d’accesso organizzati dall’Udu, il sindacato studentesco. Con lo scopo di aiutare e avviare chi ancora non si sente sicuro, o chi non sa bene come studiare da solo.
MeridioNews ha incontrato qui cinque ragazzi e ragazze: ciascuno con la propria storia, ma tutti con le idee molto chiare. Loro sono Desirè, Vincenzo, Luana, Alessandro e Salvo. La studentessa che li aiuta a preparare le domande di logica e matematica è Claudia. La prima domanda che viene da porre è in fondo facile: come viene vissuta la questione del numero chiuso? «Secondo me non permette alla persona di scegliere quello che veramente vuole fare – dice Desiré – a mio avviso il metodo più giusto da applicare sarebbe quello francese, per cui se non si riesce a dare le materie previste nell’anno accademico si va fuori». Per Vincenzo «il numero giusto è giusto, non per una questione di speculazione ma perché i posti aumentano o diminuiscono a seconda del numero degli iscritti». Luana a sua osserva come «il fatto che ci siano pochi posti scoraggia lo studente che prova il test. Io per esempio proverò Logopedia, dove ci sono 30 posti a disposizione, ma se non passo? Come seconda scelta ho in mente recitazione, che però si discosta molto dalla mia prima opzione».
Tutti i ragazzi si dicono pressoché d’accordo sulla poca attenzione che il mondo dell’istruzione continua a ricevere dai governi, specie al Sud. «Assolutamente, mancano le strutture – concorda Desirè. A Trapani c’è una scuola di preparazione ai test universitari, secondo me è diventata una questione di business. Ci sono ragazzi che iniziano al quarto anno la preparazione, senza avere sicurezza di entrare, spendendo seimila euro». Claudia aggiunge che «si deve considerare anche che chi si prepara a casa a volte passa al posto di chi ha studiato negli istituti privati. A sottolineare il fatto che non c’è certezza».
La parola ansia emerge più volte: quella per i test viene poi seguita da quella per i primi esami. Insomma, più che non si finisce mai di imparare non si finisce mai di essere tesi. Considerando poi che chi sceglie di venire a studiare a Palermo ha dovuto passare l’estate a cercare una stanza, o un abbonamento per spostarsi. Tante dunque sono le spese per chi sceglie di continuare gli studi dopo il diploma. «Senza contare che i test stessi hanno un prezzo abbastanza elevato, per ciascuno 55 euro – aggiunge Luana – Per essere sicuro di entrare da qualche parte devi scegliere almeno un corso di laurea aperto, anche se non ti piace particolarmente. Oppure te ne vai a lavorare. Questo è il nostro futuro. E questo non è futuro». Alle considerazioni amare di Luana si aggiungono quelle di Desirè. «Ma non è normale che a 18 anni dobbiamo avere tutte queste incertezze, dopo la maturità siamo diventati magari giovani adulti, è tutto troppo veloce. A scuola il pensiero principe è la maturità, che una volta terminata si trasforma in pensiero di ciò che si vuole fare nella vita, seguito in caso dalla delusione di non essere riuscita a entrare».
Se i problemi sono gli stessi le singole storie sono diverse. Desirè ad esempio dopo 11 anni di windsurf agonistico vuole provare ad accedere a Fisioterapia, immaginandosi a lavorare nel mondo dello sport con gli atleti. È una ragazza dalle idee chiare e ha una voce sicura di sè, che pensa già a un piano B. Vincenzo racconta dell’esperienza della scuola lavoro, fatta quando frequentava l’istituto tecnico-chimico; ha avuto modo di lavorare in ospedale e alla dogana portuale, e l’esperienza preliminare gli ha fatto capire che quello non era il suo settore. Così, ripresa in mano la passione per le automobili, ha optato per Ingegneria meccanica. Luana ha scelto Logopedia perché ritiene che il linguaggio sia importante, e vorrebbe stare a contatto con i bambini. I posti sono pochi e lei lo sa, ma non ha idea di cosa potrebbe succederle qualora non riuscisse a entrare. Poi ci sono Alessandro e Salvo, entrambi con la passione per gli sport e la curiosità di scoprire il corpo umano. Per questo entrambi hanno scelto Scienze Motorie. Piano B pronto? Certo. Qualora non riuscissero a entrare, si immatricolerebbero a Scienze Geologiche, ad accesso libero, per non perdere l’attitudine allo studio e anche per alcune materie comuni come Fisica e Chimica che potrebbero poi provare a convalidare l’anno successivo.
Nessuno si perde d’animo, dunque. In fondo sono allegri, stanchi ma anche tenaci. Non si lamentano, seguono le lezioni e studiano, c’è nelle loro parole una genuina determinazione, sembrano avere già voglia di ritagliarsi uno spazio loro nel mondo. La spina nel fianco, però, è un’altra. Palermo non è la prima scelta per chi vuole intraprendere gli studi universitari: sembra più un ripiego, per chi non riesce a provare atenei come quelli di Bologna o Verona. Sono più di 50mila gli studenti siciliani fuori sede, come riportato nell’analisi dei flussi eseguita da Skuola.net sulla base dei dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti (ANS). Dei cinque ragazzi ascoltati da MeridioNews, però, qualcuno vuole studiare in città. E proverebbe anche una magistrale, immaginandosi al tempo stesso disposto a spostarsi nel resto d’Italia per lavoro.