Omicidio Agostino, una biblioteca sociale in nome di Nino e Ida «Questo è un gesto concreto, a dispetto di 29 anni senza verità»

«Spero che i giovani possano comprendere. Magari passando proprio da qui, entrando in questo posto». Ci sono tutte le speranze di Vincenzo Agostino riposte in questa frase. È il papà dell’agente Nino Agostino, ucciso il 5 agosto 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio a Villagrazia di Carini. Un delitto rimasto senza colpevoli da allora. Ma che continua, soprattutto grazie alla battaglia portata avanti dalla famiglia, a rimanere indelebile nella memoria. Grazie anche a progetti come quello realizzato a Palermo in via Sgarlata 22, nel cuore del centro storico. È qui che, ufficialmente da ieri pomeriggio, ha aperto le sue porte la Biblioteca sociale intitolata proprio all’agente ucciso e a sua moglie. Un polo multimediale, un presidio di legalità, usufruibile sia da grandi che da bambini, con un catalogo di testi tematici, con particolare riguardo alle mafie, alla storia e all’arte. Custodisce all’interno libri per ragazzi, alcuni libri donati dalla Sellerio e altri dalla Leima. Ma a impreziosire la biblioteca appena inaugurata sono soprattutto i libri appartenuti a Nino Agostino. Come la sua collezione di fumetti di Tex, di cui era patito.

                            

Tra tutti questi libri, però, a fare capolino in un angolo c’è anche una sedia a dondolo: a chiederne esplicitamente l’installazione è stato Vincenzo Agostino in persona, che l’ha voluta lì per quando verrà a leggere i libri della biblioteca. Un luogo di incontro, insomma, e di scambio culturale, di promozione del cambiamento. Ma anche luogo di memoria attiva e partecipata, un gesto concreto in direzione di una verità che ancora, a distanza di 29 anni da quel giorno, tarda ad arrivare. «Una giustizia negata – ribadisce infatti il padre dell’agente -, non hanno voluto cercare nei posti giusti. Alcuni magistrati e poliziotti di allora erano corrotti, c’erano alcuni documenti conservati nell’armadio di mio figlio che sono scomparsi da quasi 30 anni ormai. Alcuni uomini delle istituzioni, uomini venduti, mele marce, hanno fatto scomparire gli appunti di mio figlio. Mi chiedo perché. Sparizione che si aggiunge a quelle del ’92, cioè al computer di Falcone e all’agenda di Borsellino. È stata, quindi, soltanto la mafia a uccidere mio figlio? Io penso che qui c’è la mano anche dello Stato e dei suoi uomini corrotti».

Progetti come quello della Biblioteca sociale, tuttavia, seppur in parte, aiutano a lenire il dolore. E proiettano i suoi pensieri verso le nuove generazioni. «Invito tutti i giovani a leggere attentamente le recenti sentenze, quella del processo Trattativa e del Borsellino quater – dice -. E, a proposito, spero che la magistratura faccia pagare il conto a tutte quelle famose mele marce di allora dello Stato, che ci hanno tolto il meglio e che tutto questo venga conosciuto e compreso dai ragazzi di oggi». Non è un caso che la biblioteca nasca in uno dei quartieri dove la dispersione scolastica, così come la densità mafiosa, raggiungono percentuali notevolmente alte. Sede palermitana dell’associazione no profit 100×100 in Movimento, dedita alla promozione sociale, diventa da adesso un potenziale punto di riferimento tra i più importanti a Palermo. «Fino a poco tempo fa – torna a dire papà Vincenzo – in questo quartiere non si poteva neppure circolare troppo tranquillamente, almeno la sera. Il fatto che oggi venga accolto con entusiasmo e partecipazione un luogo come questo la dice lunga. Un luogo dedicato alla memoria di due persone che non so ancora se definire ufficialmente vittime della criminalità organizzata oppure dello Stato».

«Riteniamo fondamentale la presenza di un’alternativa credibile come questa – commenta anche Roberto Greco, presidente dell’associazione culturale La Stanza dei Balocchi, che ha sostenuto il progetto -. La realizzazione di questo presidio è stata possibile grazie all’aiuto di tanti, dal Nord al Sud del Paese, a dimostrazione del fatto che la società civile, quando si impegna, può fare la differenza». A offrire il proprio contributo per realizzare la Biblioteca sociale, infatti, sono stati in tanti: dall’agente Luigi Lombardo al Siap di Palermo, Rete Cento Passi e all’associazione Culturalmente. Ma anche i cittadini, le scuole e i Comuni di Caltanissetta, Piacenza, Palermo, Mantova, Castiglione delle Stiviere, Rottofreno e tanti altri, che hanno donato moltissimi libri. «Questa è una terra disgraziata che ha avuto tantissimi morti – dice il questore Renato Cortese -. Il fatto che, oltre alla memoria statica e fredda, riesca anche a realizzare gesti concreti come questo la rende tuttavia anche una terra meravigliosa».

Non solo memoria, però, nella neonata biblioteca di via Sgarlata. Diventerà un presidio dei giovanissimi del quartiere, dove potranno fare doposcuola, leggere e studiare, ma soprattutto stare insieme. In un luogo che si propone di trasmettere i valori di legalità. Il collante? Saranno proprio quei libri dedicati a Nino e Ida, alcuni sfogliati e amati anche da loro. 


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