Scommettere sul futuro di chi vive e lavora qui, per dare loro la possibilità di avvalersi di riconoscimenti e traguardi raggiunti con sacrificio. È tutto questo Bad.AN.turi, il progetto che vuole spazzare via luoghi comuni e riserve mentali
Migranti, corso di formazione per futuri badanti Anteas: «Così si punta davvero sull’integrazione»
«Abbiamo scommesso sul futuro di queste persone, ed è da questo che passa davvero l’integrazione». Tradisce non poca emozione, mentre parla, Armando Zanotti. Lui è il presidente di Anteas – associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà – e si è schierato in prima linea per la riuscita del progetto Bad.AN.turi, Futuri Badanti Anteas, sostenuto dal ministero del Lavoro. Un corso formativo di oltre 150 ore e che si è svolto per un anno, avvalendosi del contributo fondamentale di professionisti di diversi settori, da quello medico a quello legale. «Noi ci occupiamo di volontariato e operiamo su tutto il territorio – spiega il presidente Zanotti – e ci capita spesso di entrare in contatto con stranieri che vivono qui a Palermo e che ci chiedono una mano, a livello sociale o anche professionale. È mettendo insieme queste richieste, questi continui confronti, che è nata l’idea di puntare su un progetto come questo».
Il corso formativo, infatti, gestito insieme alle associazioni Anolf, People Help the People e dal cento internazionale delle culture Ubuntu, si è rivolto al bacino di utenti che attorno a queste associazioni e realtà gravitano quotidianamente. I destinatari, quindi, sono stati in prima battuta i familiari dei bambini che frequentano la ludoteca multiculturale Ubuntu, così come chi usufruisce dei servizi offerti dallo sportello immigrati di Anolf. «C’è venuto spontaneo pensare e progettare qualcosa di diverso da offrire a questo tipo di platea, qualcosa che potesse fare davvero la differenza nella vita di tutti i giorni. Quindi abbiamo presentato la domanda nel 2015, dopo aver saputo del bando prodotto dal Ministero, che ha reputato valida la nostra idea dandoci il via libera per partire con questo progetto sinergico», spiega ancora Zanotti.
I posti previsti dal Ministero erano in tutto 25, ampliati però di cinque unità a fronte delle numerose richieste di partecipazione ricevute dai volontari di Anteas: «Ne abbiamo dovute respingere almeno una cinquantina, purtroppo. Ma questo può significare anche che ci sarà un secondo capitolo per questo progetto, una seconda edizione da destinare a nuovi vogliosi partecipanti, sarebbe bellissimo». Tutti gli utenti che hanno preso parte a questa sorta di start up di lancio, che si conclude ufficialmente oggi con la consegna degli attestati e un pranzo multiculturale per festeggiare al centro Ubuntu, sono stranieri già inseriti nel contesto cittadino, sia a livello sociale che lavorativo. Questo corso ha dato loro la possibilità di perfezionarsi, ottenendo anche i conseguenti riconoscimenti ufficiali, e gli permetterà di possedere delle carte in più che adesso vanno ad arricchire il loro personale curriculum di esperienze e competenze. «Ci siamo rivolti a tutte le etnie – spiega ancora Zanotti -, hanno partecipato eritrei, libici, un po’ tutti, non abbiamo imposto alcuna restrizione da questo punto di vista, né a livello di età».
La formazione è stata incentrata sia su moduli di competenze trasversali, come alfabetizzazione socio-affettiva, lingua italiana, conoscenza di diritti, doveri e pari opportunità dei lavoratori, sia su moduli di competenze specifiche come tecniche infermieristiche di base e primo soccorso. «Una professoressa specializzata si è messa a disposizione per impartire loro le fondamentali nozioni di lingua italiana, mentre un avvocato si è occupato di legislazione; c’è stata anche una consistente attività formativa incentrata sull’aspetto socio-formativo della professione svolta con due psicologhe, e poi l’infermieristica di base e i principi di medicina generale avvalendoci di medici e infermieri specializzati – racconta fiero il presidente -. E infine anche uno stage con le famiglie, con quegli anziani cioè che si sono offerti volontari». Il passo successivo, dopo la consegna degli attestati a tutti i partecipanti, sarà quello di creare un apposito database che raccolga nomi e dati di queste persone adesso specializzate per poter ricoprire al meglio il ruolo di badante. «Chi si rivolgerà alla nostra associazione per chiedere un aiuto di questo tipo, per avere informazioni o anche qualche nome e contatto, sarà da noi indirizzato verso queste persone, che sono state formate in tal senso e che hanno adesso tutte le carte giuste per svolgere al meglio questa professione».
Una professione che, questa come molte altre in realtà, i palermitani non sempre sono disposti a fare, a sentire parlare il presidente Zanotti. «Chiedendo ai connazionali, e a me è successo anche per alcune vicende personali, nessuno era mai disponibile a fare un lavoro di questo genere. Insomma, molti italiani non sono affatto disposti a fare certi lavori. Grande apertura invece dal mondo dei migranti, disposti a mettersi alla prova, a puntare su una professione – spiega -. E i risultati raggiunti dopo un anno di corso credo rappresentino un segno tangibile e visibile, una prova in tutti i sensi di cosa può essere realmente la loro integrazione sociale nel nostro contesto. Mettiamo al bando certi luoghi comuni, protagonisti purtroppo dell’odierno dibattito politico, per noi contano la difesa e il rispetto della persona umana, c’è bisogno di riflettere tutti e fare un passo indietro rispetto ad alcune riserve mentali».
Chi ha preso parte al corso, tra l’altro, lo ha fatto sacrificando molto delle proprie giornate. «In tanti dovevano badare ai figli o giostrarsi con altri lavori. Insomma, non è stato certo semplicissimo, c’è voluta tantissima volontà, tantissimo impegno. Ma ne è davvero valsa la pena, per loro quanto per noi associazioni. Spero davvero che un’esperienza così importante possa ripetersi ancora, potremmo aiutare molta gente».