Sit-in di protesta questa mattina, in via La Malfa, da parte dei lavoratori della nota catena di mobili e arredamenti. L'azienda subentrante prospetta il riassorbimento di soli 19 di loro, e con contratti part-time. Con loro anche il consigliere comunale M5s Igor Gelarda. «Il punto vendita di Palermo era in salute»
Mercatone Uno, sospesi dal 4 giugno 46 dipendenti «Dopo 18 anni di servizio esuberi sono spropositati»
Sono in una condizione di limbo lavorativo: sospesi non si sa fino a quando, in attesa che subentri la nuova azienda. Ma rischiano fortemente di rimanere a casa, alle porte dell’estate. Sono i 46 dipendenti del Mercatone Uno di via Ugo La Malfa, che questa mattina hanno inscenato un sit-in di protesta di fronte quella che rischia di essere l’ex datore di lavoro. Da tre anni in amministrazione giudiziaria, il punto vendita della nota catena di mobili e arredamenti dal 4 giugno è chiuso. Con loro c’è anche il consigliere comunale del M5s Igor Gelarda, che ieri – in qualità di membro della commissione attività produttive – ha chiesto che venissero ascoltati.
«Dopo 18 anni di servizio e di fatturati, con un punto vendita che è stato il primo in Italia, adesso siamo in esubero – dice Manlio Mandalari, dirigente regionale Cgil Filcams -. Siamo rimasti in cassa integrazione fino al 4 giugno, e ora siamo sospesi. Il piano di cessione prevede un esubero spropositato: su 46 dipendenti solo 19 sarebbero eventualmente ceduti alla nuova azienda, mentre il punto vendita di Carini è definitivamente chiuso con 48 dipendenti a casa. A Catania poi su 103 lavoratori 85 verrebbero licenziati, vuol dire l’85 per cento degli esuberi. Tutto questo, voglio ricordarlo, lo si è fatto in regime di amministrazione straordinaria e con l’ex ministro Carlo Calenda che ha messo la firma su un piano di cessione che non mantiene le promesse».
D’altra parte, come fa notare sempre Mandalari, «l’eventuale acquirente ha fatto un’offerta che massacra i contratti, che per quei 19 fortunati passeranno da full time a part-time». Dopo l’incontro di ieri al Comune, lavoratori e sindacalisti hanno chiesto un’audizione all’Ars. «In una regione con problemi lavorativi enormi questa situazione è intollerabile – afferma il consigliere comunale Igor Gelarda -. La cosa che fa rabbia è che il punto vendita Mercatone Uno di Palermo aveva un fatturato di 18 milioni di euro all’anno, quindi era in perfetta salute. Come Movimento 5 Stelle ci stiamo adoperando a tutti i livelli e in tutti i modi perché la situazione dei tre punti vendita in Sicilia venga salvaguardata, ma in realtà, come ha detto lo stesso ministro Di Maio, è necessario che si riveda con attenzione la situazione degli oltre 70 punti vendita disseminati in Italia».
La crisi di Mercatone Uno va avanti da anni. E riguarda tutta la penisola. Anche se colpisce particolarmente in Sicilia. «In tutta Italia si parla di mille licenziati su tremila lavoratori a disposizione – continua Mandalari – ma se andiamo a vedere anche i numeri dei nuovi contratti, con passaggi al Job’s Act e al part-time, la forbice si allargherebbe. Mi preme sottolineare che l’azienda è finita in crisi fallimentare non per la crisi dovuta al settore e in generale alla situazione economica degli ultimi anni, ma per bancarotta fraudolenta. Si è creata così una voragine e una posizione debitoria, l’amministrazione straordinaria ha soltanto allungato l’agonia. L’amministrazione straordinaria è passata a due bandi pubblici andati deserti per giungere a una trattativa privata che sta salvaguardando, appunto, solo gli interessi privati».
Dopo la protesta di questa mattina, che segue altre mobilitazioni avvenute nel corso degli anni, si resta in attesa di una eventuale convocazione alla Regione. «Non perchè oggi si debba parlare di bacini di precari – chiarisce il sindacalista – ma perchè le istituzioni devono dare voci alle situazioni di disagio. Chiediamo che il nuovo ministro possa rivedere i numeri di questa trattativa, e bisogna fare il possibile per evitare che anche i dipendenti di Mercatone Uno ingrossino l’esercito dei 15mila precari siciliani. Possiamo prevedere un piano B ma al momento ragioniamo sul piano A (il mantenimento dei posti di lavoro nell’azienda … ndr)».