Rispetto al suo predecessore il candidato azzurro afferma che «non mi rinchiuderò nel palazzo». Per l'ex esponente del Fronte della gioventù decisivo il fronte unito del centrodesta. A riconoscergli la vittoria anche lo sfidante arrivato secondo
Pogliese diventa sindaco, le prime parole «Non farò come Bianco, io con la gente»
«Non mi rinchiuderò nel palazzo, non farò l’errore di Bianco». Salvo Pogliese mette questa promessa al primo posto. E nel frattempo, al comitato dell’hotel Nettuno, si raduna quel mondo multiforme che ha portato la «scelta d’amore» dell’europarlamentare a una vittoria riconosciuta dagli avversari senza troppo tergiversare. Al contrario dei festeggiamenti dell’europarlamentare, rinviati di fatto al giorno dopo. Si opta per porte aperte al quartier generale, baci e strette di mano in successione al ragazzo del Fronte della gioventù che adesso vuole prende per mano la sua Catania. Su un maxi schermo scorrono le immagini di una campagna elettorale condotta con il vento in poppa. Senza voler strafare, perché «tanto nemmeno serviva», ripetono dallo staff del nuovo sindaco.
La prudenza delle prime fasi dello spoglio è parsa subito più roba da convenevoli che reale tattica da maratona elettorale. La vera festa, però, slitta al giorno dopo. Così come l’analisi sulle performance dei partiti, sugli equilibri che passano e che verranno, su quello che potrà essere l’amministrazione Pogliese. Così come salta il discorso sul podio, programmato sulla scia di quanto fatto da Nello Musumeci fresco di elezione nello stesso luogo, ma otto mesi prima, per le Regionali che furono la prima puntata della scalata del centrodestra siciliano. Che Pogliese, adesso, può prendersi guidando la città strappata al non più eterno Enzo Bianco. E nemmeno fatta annusare al Movimento 5 stelle, terzo classificato senza mai essere stato realmente in partita. «Una cosa è il voto delle Politiche, tutt’altra il voto alle Comunali», ricorda Pogliese.
Dietro la frase, il segreto della «scelta» ormai vincente dell’ex An: migliaia di incontri, chiacchere a tu per tu con decine di catanesi «vogliosi di potersi finalmente identificare con il proprio sindaco». Una tabella di marcia serrata, che ha rimpiazzato comizi e vecchie consuetudini, riempiendo una campagna breve anche perché amministrata dal favorito proprio come voleva. Ecco perché le porte del palazzo dovranno essere spalancate, al contrario di quanto sarebbe accaduto nel corso dell’ultima consiliatura. Prima di tutto dovrà esserci il «contatto con la gente». Una dote, prima ancora che l’abitudine di un buon sindaco, di cui Salvo Pogliese si sente naturalmente dotato. «Un risultato straordinario, siamo soddisfatti perché abbiamo riscosso successo ovunque, in tutta la città e in tutte le fasce della popolazione». Un campo su cui nessuno degli sfidanti, a sentire anche gli attori del centrodestra che si appresta a governare la nona città d’Italia, poteva giocarsela ad armi pari.