Con nel curriculum vent'anni di sindacature, Giacomo Tranchida punta a diventare il primo cittadino del capoluogo. Per farlo sfrutterà il sostegno di una coalizione molto larga, comprendente pezzi anche di centrodestra. Le priorità? Ridare dignità al territorio, partendo dalla pulizia
Elezioni Trapani, Tranchida in campo per fare tris «Dopo Valderice ed Erice, la città me l’ha chiesto»
Commercialista impiegato alla Confeserecenti, Giacomo Tranchida punta a fare il tris, diventando primo cittadino di una terza città. Dopo Valderice ed Erice, il capoluogo, Trapani. A suo sostegno ci sono sette liste, la maggior parte delle quali legate all’universo del centrosinistra, ma con contributi anche dal centrodestra.
La città viene fuori dalla campagna elettorale dello scorso anno condizionata dalle vicende giudiziarie e da un anno di commissariamento. Cosa serve a Trapani per rialzarsi?
«Serve una politica buona e onesta che dia la possibilità ai cittadini di essere nuovamente protagonisti del governo della città, oltre che orgogliosi dei propri rappresentanti. I trapanesi si sentono delusi, gabbati, e sanno di non poter perdere altro tempo in chiacchiere. Sanno di aver bisogno di un sindaco che abbia una maggioranza qualificata e che possa risolvere al più presto le mille urgenze, oltre che pianificare, con la squadra assessoriale e il supporto del consiglio comunale e degli stessi cittadini, il rilancio del territorio».
Aeroporto, con grande fatica si è raggiunto un accordo per il nuovo bando di comarketing. Crede sia un modello su cui continuare a puntare? Se no, quali alternative per Birgi?
«Abbiamo due soluzioni. La prima è la collaborazione fra i Comuni della provincia: tutti dobbiamo remare nella stessa direzione. Trapani dovrà subito tornare a far parte del co-marketing, del quale non è più Comune capofila, a beneficio di Marsala e a causa della scelta miope e negativa del commissario Messineo. La seconda soluzione è di respiro un po’ più ampio. Ritengo, infatti, che sia assolutamente necessario iniziare a pensare a una sinergia anche con l’aeroporto di Palermo, cosicché i turisti della destinazione West Sicily possano avere la possibilità di trascorrere le loro vacanze in entrambi i territori. Penso, ad esempio, a quelli che potremmo attrarre dalle tratte internazionali, che Birgi non ha. Oltre a efficaci campagne di marketing da proporre nei paesi di partenza, incentrate sulla cultura e sull’enogastronomia, bisogna attivare collegamenti efficienti tra i due aeroporti».
È stato assegnato il nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti. La convince? Pensa ci siano margini per cambiare qualcosa vista la situazione in città?
«Credo che questo appalto vada nella stessa direzione intrapresa da tempo dai Comuni di Erice e Valderice. La differenziata porta a porta – fatta in maniera intelligente, non come è stata gestita in questi ultimi mesi a Trapani – e i centri di raccolta dove conferire la parte nobile dei rifiuti, ottenendo lo sconto sulla Tari, sono questioni di civiltà che vanno in un’ottica di allineamento dei nostri territori con gli standard internazionali. L’obiettivo da raggiungere, infatti, è il 65 per cento di raccolta differenziata».
Qual è la prima cosa che farebbe da sindaco?
«Bisognerà pianificare immediatamente gli interventi sulle emergenze della città. Mi riferisco, soprattutto, al problema dei rifiuti, alla scerbatura e alla pulizia degli spazi urbani e delle spiagge, con particolare riferimento ai quartieri popolari e alle frazioni. L’incuria di questi aspetti è inaccettabile: sta mortificando la dignità dei cittadini e negando ai visitatori un’immagine decorosa di Trapani. Inoltre, bisognerà subito riavviare un dialogo sull’aeroporto di Birgi, una questione imprescindibile e non più rinviabile, oltre che candidare Trapani e il suo porto nelle Zes (Zone economiche speciali).
Dopo aver amministrato Valderice ed Erice, adesso scende in campo per Trapani. Perché questa scelta?
«Avevo un debito politico nei confronti dei trapanesi che, nelle ultime Regionali, hanno creduto in me con quasi quattromila preferenze. Tanti amici e cittadini, in considerazione della mia esperienza da sindaco in altri Comuni e dell’esigenza di una guida amministrativa immediatamente capace per la città, mi hanno chiesto con forza di fare questo passo, costruendo un progetto politico che superasse le logiche dei partiti. Così ho fatto, adesso la palla torna ai cittadini».
Alcuni suoi competitor l’accusano di aver messo su un cartello elettorale. Una coalizione di cui fanno parte uomini in passato vicini al senatore D’Alì e l’ex sindaco Fazio.
«Il progetto politico e amministrativo ha riscosso un’importante apprezzamento, oltre che condivisione, proprio perché finalizzato al bene comune e non agli interessi di partito o di pochi. Le alleanze e le sinergie con uomini di estrazione politica differente non sono frutto di scelte verticistiche ma del dialogo e del confronto sulla base, appunto, del progetto-programma di governo. Lo sottolineo per l’ennesima volta, non ho padroni né padrini. Mi preme dare il mio contributo e mi viene il dubbio che chi mi accusa perda più tempo a denigrarmi, piuttosto che a pensare a come tirare fuori questa città dalle secche in cui si trova. Questo non fa loro onore, e i cittadini lo sanno».
Nel corso della sua campagna elettorale ha denunciato più volte le inefficienze delle passate amministrazioni. Ma lei ha già le soluzioni o la circostanza che le inefficienze sono imputabili a chi ha amministrato in passato le forniscono un alibi?
«Non mi interessano gli alibi. Certamente ci sono evidenti responsabilità del passato e anche più recenti, direi attuali, rispetto ad alcune cose che non vanno. Tuttavia, sono certo che questa macchina, che oggi è spenta, potrà essere rimessa in moto in tempi brevi, se ci saranno un sindaco e una giunta capaci, e una maggioranza consiliare qualificata. Noi siamo pronti ad accendere quella macchina, ma prima i cittadini dovranno consegnarci la chiave. Insieme potremo andare molto lontano».