Giovanni Mirabile non ce l’ha fatta Morto il clochard incendiato venerdì

Giovanni Mirabile, il senza tetto al quale era stato dato fuoco venerdì scorso, non ce l’ha fatta. È morto all’ospedale Cannizzaro, in cui era ricoverato a causa delle ustioni sul 90 per cento del corpo provocate dall’incendio doloso del gabbiotto dell’area di servizio Tamoil di via Ventimiglia – nel pieno centro di Catania – all’interno del quale dormiva. Il piromane è Tudor Viorel Tanase, un romeno senza tetto di 60 anni, che dovrà adesso rispondere di omicidio, oltre che di due tentati omicidi compiuti la stessa notte, con il medesimo metodo, ai danni di due connazionali, senza fissa dimora anche loro.

Mirabile «faceva parte di quell’esercito di persone che ogni giorno bussano alle porte della Caritas etnea, per un pasto caldo o una doccia». Lo racconta padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas diocesana di Catania, in una lettera pubblicata nei giorni scorsi. Oggi, però, sulla morte dell’uomo non vuole rilasciare commenti. «Era separato e padre di tre figli di 10, 15 e 20 anni – aveva scritto padre Valerio – Da cinque anni aveva perso il lavoro come operatore ecologico al Comune di Catania».

Tanase è stato fermato dalla squadra mobile della polizia, dopo essere stato riconosciuto grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza della zona e alle descrizioni dei testimoni oculari.

«In Italia le persone povere sono ormai otto milioni e 300 mila – denuncia il parroco – A Catania gli accessi ai nostri servizi sono aumentati del 60 per cento». E Mirabile era uno dei nuovi poveri «che abitano a Catania con dignità ma ai margini – prosegue – che vivono rifugiati all’interno di un’automobile, che trascorrono la notte nei pronto soccorsi dei nostri ospedali, o che trovano rifugi di fortuna».


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